Appuntamento conclusivo in preparazione al calendario di spettacoli in programma per l’estate

Titti Preta con studenti del Liceo Classico "Michele Morelli"
Fervono i preparativi, nella Vibo Valentia appassionata di cultura classica, per l’appuntamento conclusivo con la tragedia greca fissato per sabato 3 maggio alle 17:30 presso “Il Salottino”, che in Via Casalello 9 dallo scorso autunno ospita le “Conversazioni sui miti greci” della studiosa e divulgatrice Titti Preta. L’Associazione Socio-Culturale Vibo Valentia Città antica-Storia e società assisterà così al suggello del ciclo approfonditivo, che la docente del Liceo Classico “Michele Morelli” ha pensato per accompagnare la visione degli spettacoli organizzati al teatro di Siracusa dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico (9 maggio-6 luglio).
Elettra, eroina tragica di ieri e oggi
Il filo rosso del discorso sarà ripreso dall’affatto moderna figura femminile di Elettra, protagonista dell’omonimo componimento firmato da Sofocle e messo in scena proprio nel calendario siciliano. E, per la verità, donna peraltro ispiratrice di un’ulteriore opera eschilea e una altrettanta euripidea: punto di raccordo per i tre massimi tragediografi che la Storia ci abbia mai consegnato. Dal greco “la splendente”, era in origine una divinità pregreca della luce, configurata in seguito come figlia di Oceano, moglie di Taumante e madre di Iride e delle Arpie, o in alternativa una delle Pleiadi, figlia di Atlante e di Pleione, e madre di Iasio e di Dardano da concubina di Zeus.
Aedi e rapsodi, con la curiosa assenza di Omero, la fecero poi figlia di Agamennone, traghettandola nella drammaturgia sotto forma di erinni del sovrano miceneo ai danni della madre Clitennestra, colpevole dell’uxoricidio, e del di lei amante Egisto, contestuale usurpatore del trono. Questi non osava sbarazzarsene, ed Elettra persistette a vivere umiliata e maltrattata nel domicilio materno, meditando la necessaria vendetta. Omicida di entrambi, in combutta con il fratello Oreste, ella sposerà infine un amico di quest’ultimo, Pilade.
Vendetta dei figli contro la madre
L’atto di ristabilimento dell’originario equilibrio fu non casualmente portato a termine con l’ausilio di Oreste, sfuggito alla follia figlicida di Clitennestra proprio grazie alla sorella. Anzi, nella versione più antica del mito il solo attuatore del piano tramato era stato il figlio maschio; dobbiamo alla tragediografia classica il novum imprepensabile, con l’unico esempio di testo tragico comune al canonico trittico del V secolo a. C., e le dovute differenze.
Nelle “Coefore” di Eschilo, Elettra riconosce Oreste in concomitanza con la visita alla tomba del padre e con lui promette di compiere giustizia, senza comunque prenderne parte in prima persona. L’ “Elettra” di Sofocle abita in assoluto e volontario isolamento nella reggia di famiglia, sua esclusiva ragione di vita la vendetta, e la pesante mano del fratello è guidata dalla sua voce in liberatoria disperazione, gesto che sarebbe stata disposta a ultimare in solitaria anche nel caso di una previa morte di Oreste. Euripide ci presenta un’ “Elettra” agreste, allontanata dal palazzo e maritata con un onesto contadino, evenienza che addiziona al resto il risentimento per la condizione di vita non accettabile dalla discendente di un re, con culmine nell’eliminazione di un Egisto intento a sacrificare e di una Clitennestra invitata a tradimento dalla figlia nella povera dimora.
Dulcis in fundo, una tragedia e una commedia
Il personaggio è stato fortunato nella letteratura di ogni tempo. Insolita la riscrittura che Jennifer Saint ne ha dato nella sua “Elettra”, un romanzo che guarda alla Guerra di Troia dal punto di vista delle donne che l’hanno subita. La professoressa Titti Preta ci allieterà quindi, finalmente, con le altre due rappresentazioni siracusane che mancano all’appello: “Edipo a Colono” e “Lisistrata”.