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martedì 19 novembre 2024

Novembre, mese della Dieta Mediterranea e dell’olivo, in un convegno scolastico a Vibo Valentia

Martedì 26 sarà la Giornata mondiale dell’olivo, proclamata dall'Unesco per sensibilizzare su questa pianta monumentale


“Bene culturale” è espressione che può trarre in inganno, data la connotazione squisitamente economica che si suole attribuire al primo termine. Ai manufatti percepibili dai sensi, a partire da alcuni decenni, la contemporanea sensibilità ha accostato valori ereditati e trasmessi per via orale nella vita delle persone.

Una fra le realtà formative vibonesi maggiormente efficienti e all’avanguardia, fiore all’occhiello nell’offerta cittadina, è di sicuro l’Iis Gagliardi-De Filippis-Prestia, polo professionale di recentissima istituzione.


Con il patrocinio del Club per l’Unesco di Vibo Valentia, della comunità locale dell’Associazione Italiana dei Clubs Wigwam Aps, dell’associazione di promozione sociale MedExperience, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e del Csv Catanzaro Crotone Vibo Valentia-Calabria Centro, l’aula seminari dell’Ipseoa Gagliardi lunedì 18 novembre ha ospitato la mattinata di studi ‘Ulivo e olio extravergine: storia cultura e nutrizione’, partecipata da alcune classi dell’istituto.

Esattamente quattordici anni fa, il 16 novembre 2010, il Comitato Intergovernativo della Convenzione Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale approvava l’iscrizione della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, riconoscendo così le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in tanti Paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e continuità.


La dirigente Eleonora Rombolà ha portato i saluti istituzionali evidenziando come le studenti e gli studenti dell’indirizzo ‘Enogastronomia ed ospitalità alberghiera’, a differenza della vulgata comune, siano con costanza chiamati a una preparazione teorica oltremodo solida sulla professione che auspicabilmente si eserciterà in futuro: la scienza degli alimenti sta alla base delle loro conoscenze e competenze.

Lo stile di vita proprio delle aree mediterranee o simil tali costituisce il patrimonio genetico della nostra Calabria; anche Stefano Soriano, assessore alla Cultura, al Turismo, alle Attività Produttive e al Commercio, allo Sport-Impiantistica sportiva e Fondi Comunitari, lo ha ricordato esprimendo soddisfazione per la riscoperta della terra che sempre più giovani stanno effettuando.

Dopo l’intervento dell’organizzatrice Maria Loscrì, molto attiva operatrice culturale, le relazioni si sono succedute con la moderazione della docente Monica Fidotti.

La professoressa Anna Maria Cichello ha riferito su ‘Le varietà autoctone per la valorizzazione delle produzioni locali’, presentando le caratteristiche botaniche di Olea europaea e la sua coltivazione in regione.

Il docente universitario Vincenzo Sicari ha parlato di ‘Olio extravergine di oliva: proprietà nutrizionali e benefici sulla salute’: già in antichità l’oro liquido era adoperato quale medicinale e la nutraceutica ci fornisce le indicazioni per un suo sano consumo – unico tra gli oli vegetali a essere ottenuto dalla mera premitura di un frutto e associato in letteratura come nessun altro a una miriade di effetti salutiferi – .

Demetrio Fortugno, responsabile del Settore Ricerca e Terza Missione nel dipartimento di Agraria a Reggio Calabria, ha concluso conferendo sull’ ‘Ulivo (S)cultura del patrimonio rurale’, esortando a un dinamismo del paesaggio e all’uso del food storytelling per l’incentivazione del turismo naturalistico.

Il classico modello della Dieta Mediterranea – meglio, delle diete mediterranee – non è in realtà storicamente mai esistito; appare però appunto una modellizzazione ideale del miglior modo per stare in salute. Triste a dirlo, il Sud sua casa natale è il luogo che meno si impegna a seguirla.

domenica 17 novembre 2024

A Napoli con furore, e 12 mila lire in meno! L’insegnante calabrese truffato per una pietra…

La prontezza della vittima nel denunciare l'inganno non era corrisposta a un'altrettanta scaltrezza nell'evitarlo


“Truffa napoletana”: titoli del genere campeggiavano sui quotidiani all’indomani del simpatico misfatto, da noi oggi ricordato per le implicazioni culturali e sociali forse all’epoca non dovutamente individuate né marcate.

La clamorosa bidonata avvenne nel quartiere di Forcella, in pienissimo centro città a Napoli. Il professor Francesco Amato, di 46 anni, vi si era recato per un breve viaggio di svago con l’amico Benito Alessandria, di 36 anni, da Vibo Valentia. Le subdole insidie del commercio all’aperto, sempiternamente inquinato da loschi figuri privi di scrupoli, trovarono nell’incauto docente un ottimo pollo da spennare.

Tre giovani del luogo gli proposero l’affare: acquistare un radiomangianastri a sole 12 mila lire, vale a dire a meno di un terzo rispetto al suo valore effettivo. Il docente, persuaso dell’offerta, tirò fuori il danaro dalle tasche e, fiero della compera conclusa, scoprì finalmente di ritrovarsi in mano con un pugno di mosche. Il pacchetto consegnatogli era difatti una vera bufala, pieno di sassi e cartone!

Subito Amato procedette con una denuncia presso il commissariato della Polizia di Stato e gli venne consigliato di ritornare sul posto della malefatta, seguito a debita distanza da una pattuglia della Squadra Volante. I tre mascalzoni erano rimasti nel medesimo punto e si stavano intrattenendo chiacchierando in tranquillità; vistisi additare dall’insegnante, con gran lena si diedero alla fuga perdendosi tra i mille vicoli della città. Uno di loro, provvidenzialmente l’autore materiale del reato, fu però agguantato dalle forze dell’ordine: era il diciassettenne Giovanni Durante, prontamente interrogato dal dirigente del commissariato.

A suo dire, non conosceva le altre due persone e solo quelle erano responsabili del fatto, ma a seguito delle veementi accuse mosse dal professore dovette arrendersi all’evidenza, confessando il delitto. Senonché, per scagionarsi dallo sconto della pena, si dichiarò disposto a restituire seduta stante i soldi indebitamente sottratti; fu invece arrestato e trasferito nel carcere minorile Filangieri.

Fa pensare che sia stata proprio una figura teoricamente esemplare ed educativa a peccare similmente in incoscienza. Chi gode di un’aura di credibilità e affidabilità dovrebbe essere ben lungi dall’inciampare in trappole così grossolane; come si potrebbe altrimenti pretendere di guidare le nuove generazioni? Un cieco che conduce un cieco finirà per direttissima in un fosso insieme con lui…

Il felice esito della storia non ci distolga dal grave problema che ha fatto emergere, suo malgrado. Maestro è chi innanzitutto sa governare la propria barca, invitando l’inesperto a salirvi con fiducia.

sabato 16 novembre 2024

Racconti per adulti che sanno fantasticare: temi sociali declinati secondo l’immaginazione

Una presentazione sperimentale sui generis, ideata dall'autrice, con finestre di cartone da aprire di fronte al pubblico


Al solo nominare alcune di esse, il cuore suole raggelarsi. Vi sono recenti vicende, nella memoria condivisa, dal drammatico impatto sulle vite di ciascuno.

L’avvocata Mariarosa Rao è docente, mediatrice familiare e ideatrice del progetto culturale-editoriale indipendente ‘Le Ali del Sogno’ – che annovera libri destinati a qualsiasi fascia d’età, riconoscibili per le illustrazioni realizzate a mano – .

Nel corrente anno la scrittrice è uscita nel mercato librario con ‘Finestre sul mondo. Racconti per dare voce’, raccolta di sei racconti per adulti – eccetto uno – premiati in altrettante competizioni nazionali negli ultimi mesi. L’estro della favella, scorrendo le pagine, appare ben ornato dai disegni composti da Antonella Ligato e dalle studenti e dagli studenti del Liceo Artistico “V. Gerace” di Cittanova: tendenza, quella di allegare immagini figurative a storie per un pubblico maturo, vòlta ad aprire una prospettiva dialettica di confronto con l’ispirazione dell’artista.

Alle realtà rappresentate nei brevi testi si è, per l’appunto, “dato voce” venerdì 11 ottobre nel salone della Libreria Cuori d’inchiostro, serata inaugurale del programma autunnale. Con la calorosa guida dell’insegnante Elena Solano, propositrice di brani tratti da ogni narrazione, Mariarosa ha suscitato sorpresa mostrando cartoni a forma di finestra con alette sollevabili: battenti pronti a spalancarsi, varchi su mondi lontani e vicini. Un viaggio interattivo e dialogico con le lettrici e i lettori, oltreché sperimentale; non si assiste di sovente in giro a eventi del genere!


Prima finestra: ‘23 maggio 1992’. Un focus sul poliziotto Vito Schifani, agente in servizio nella scorta di Giovanni Falcone, ucciso nella Strage di Capaci; lasciò moglie e figlio di quattro anni, e forse mai se ne è parlato abbastanza.


Seconda finestra: ‘L’uomo di latta’. È la toccante descrizione autobiografica della sua infermità permanente all’85%, conseguita a causa di un incidente stradale nel 2017; a lungo si vergognò di essere sostenuta in piedi dal metallo inserito nel corpo, molto lavoro fu necessario per farla liberare del peso psicologico.


Terza finestra: ‘Parentesi volanti, destini sognanti’. Qual è il primo oggetto che si mette da parte una volta terminata una relazione? La fede; un gatto riuscirà a lenire i tormenti amorosi della padrona ora libera nelle dita, dimostrando una natura meno indifferente del comun sentire.


Quarta finestra: ‘Narcisi sul tuo requiem’. Nell’individuo narcisista, di norma, il pensiero è opposto all’azione, dimodoché le prospettive esterna e interna risultano contrastanti; l’essere umano moderno non è estraneo a fingere di non accorgersi di avere accanto persone affette da mali mentali, mai si ha tempo per occuparsene.


Quinta finestra: ‘La cornice più triste’. Si trovava a Milano quando seppe dal televisore del pullman precipitato dal cavalcavia nei pressi di Mestre, ma nessun giornale si interrogava sull’identità delle vittime… La donna Venezia, che stila un diario quotidiano lasciando traccia di chi si reca a visitarla, quel giorno annoterà i pensieri immediatamente finali di quelle donne e quegli uomini sfortunati.


Sesta finestra: ‘Il mondo dentro gli occhi di Luca’. L’unico racconto per un giovane uditorio affronta lodevolmente il complesso tema dell’autismo, accogliendo la sfida di spiegarlo alle e ai più piccini per avviarli a una sana convivenza con chi ne è affetto. I bambini autistici potrebbero sembrare “monelli”, non rispettando le regole; e invece, con l’empatia, accettare i loro strambi comportamenti può essere la chiave per non escluderli dal gioco.

Apriamo anche noi le nostre personali finestre per scorgere l’altro, proprio l’empatia ne è la chiave. Dall’onirismo dei viaggi di Mariarosa, alla concretezza delle fatiche giornaliere.

giovedì 14 novembre 2024

Torna la Colletta Alimentare, a Vibo Valentia una conferenza per illustrarne le vicende storiche

Sabato 16 novembre troveremo come d'abitudine le volontarie e i volontari presso i punti vendita per fare la spesa


Ogni anno, tradizionalmente nel mese di novembre, le persone più sensibili sono spinte da un imperativo morale interiore a farsi latrici di prodotti sussistenziali per famiglie e individui indigenti. Qualche bene di prima necessità sottratto al proprio godimento, in favore di un prossimo che non può farne a meno.

Nel 1989 quattro amici, avendo sentito parlare di una struttura spagnola che a Barcellona gestiva la distribuzione di alimenti e bevande, pensarono di replicarne l’esperienza anche in Italia, costituendo ufficialmente la Fondazione Banco Alimentare. In realtà già quella barcellonese era la traduzione iberica di un’altra attività, questa volta statunitense, operante in Arizona verso la fine degli anni Sessanta. Sin dal 1990 la Fondazione nostrana entrò a far parte della Federazione Europea dei Banchi Alimentari e sette anni più in là si inaugurò la prima edizione della ‘Giornata Nazionale della Colletta Alimentare’, senza paragone nello Stivale.


Oggi il Banco Alimentare comprende ventuno organizzazioni sull’intero territorio italiano, allo scopo di attenuare per quanto possibile le aporie mai risolte della fame, dell’emarginazione e della povertà, combattendo lo spreco alimentare. Numerosi sono i canali di approvvigionamento delle derrate: l’industria del cibo, le donazioni previste dagli accordi europei, la grande distribuzione, la ristorazione e i mercati ortofrutticoli.

A essi viene ad addizionarsi esattamente la Colletta Alimentare, con 11.600 supermercati che hanno aderito per il 2024; all’utenza si richiede la disponibilità ad acquistare olio, verdure e legumi in scatola, conserve di pomodoro, tonno e carne in scatola, generi per l’infanzia.

Lo spunto iniziale giunse nel 1995, quando durante una riunione a Parigi alcuni esponenti del Banco vennero a sapere di una colletta francese annuale in grado di trasmutare i “templi del consumo” in luoghi di solidarietà. Il periodo prescelto dai cugini d’Oltralpe non era una casualità, e fu ripreso anche al di qua delle Alpi: a poche settimane dal Natale, pare che il valore dell’humanitas sia maggiormente diffuso per le strade, e di sicuro l’iniziativa costituisce una integrazione rispetto agli aiuti già forniti nei mesi precedenti.


La benevolenza è un moltiplicatore, giacché chi ne è coinvolto si percepisce in debito di restituire altrettanto. Sarà per tale motivo che l’incontro di mercoledì 30 ottobre, organizzato dal Banco Alimentare di Vibo Valentia presso ‘Il Salottino’ – spazio, in Via Casalello 9, messo sempre a disposizione gratuitamente da Domenico Grillo per l’Associazione Socio-Culturale Vibo Valentia Città antica-Storia e società – , ha visto una nutritissima partecipazione con una copiosa predominanza delle e dei volontari. ‘La Storia del Banco Alimentare e finalità’ ha avuto quale relatore Antonello Murone, responsabile provinciale, e infine è intervenuta la collaboratrice Patrizia Mastroianni, docente.

La provincia, in cui i supermarket aderenti sono trentadue, con il progetto scolastico ‘Giovani: la scommessa della solidarietà’ è stata precursora a livello nazionale: coinvolgere le nuove generazioni nella galassia del volontariato è più che fattibile, e lo si vede da come le ragazze e i ragazzi, preparati da apposite riunioni propedeutiche, si presentano amabilmente nei confronti della gente in occasione delle collette. Qualcuno fra loro, al termine dell’esperienza, impugna la penna e scaraventa su carta le forti emozioni provate nell’entrare in contatto con la precarietà del vivere.

Nel vuoto educativo odierno, aiutare chi ha bisogno è un gesto dal preminente valore educativo, che va a colmare le lacune di relazioni e affettività ferite dal grigiore di cemento e display.

martedì 12 novembre 2024

Emilio Russo, docente universitario calabrese, al Focus Live di Milano per parlare di cannabis

Eravamo presenti alla conferenza e ne abbiamo approfittato per registrare un suo videomessaggio ai nostri lettori


Si è tenuto, dall’8 al 10 novembre presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, il più importante festival della divulgazione scientifica italiana, promosso annualmente dal mensile più letto in assoluto, la rivista Focus. Il farmacologo Emilio Russo, professore all’Università di Catanzaro, ha nel tempo coordinato e partecipato a progetti di ricerca sulle neuroscienze, con particolare interesse verso l’epilessia e lo studio della fisiopatologia dei disturbi del sistema nervoso centrale, con l’identificazione di target farmacologici e ottimizzazione delle terapie. Sul palco principale della manifestazione, domenica 10 novembre alle 14 insieme con il collega Marco Pistis, è intervenuto nella presentazione dal titolo ‘Cannabis terapeutica: realtà e falsi miti’, moderata dalla giornalista Margherita Fronte. I due esperti hanno parlato delle molecole che la costituiscono, allo scopo di sfruttarle per scopi medici: una notevole occasione di confronto con il pubblico per una nostra eccellenza regionale, intervistata in esclusiva da noi.

domenica 10 novembre 2024

‘Il campanile d’oro’ a Vibo Valentia, la gara musicale fra comuni che nessuno ha ricordato più

Fra la miriade di occasioni di svago proposte in quel fatidico anno, qualcuna non ha lasciato dietro di sé alcuna scia, come in questo caso


Un nome che chiunque, di primo acchito, attribuirebbe senza pensarci due volte a quel fenomenale genio della televisione italiana Enzo Tortora. Chi mai invece assocerebbe tale titolo a una sperduta città del Mezzogiorno calabrese?

Il ‘Campanile’ nazionale segnò il debutto in radio di Enzo Tortora, spalancandogli per l’avvenire le porte della conduzione televisiva. Nato nel 1954, il programma era trasmesso dal Centro di produzione Rai di Milano e consisteva in un torneo a squadre per regioni impegnate nella proposizione di numeri dilettantistici. Nonostante la tv iniziasse a farla da padrona, la radio non rimaneva certo a guardare impassibile, e il nuovo concorso si prefiggeva di far gareggiare ogni territorio della Nazione. Fu un successo quasi impareggiabile, con ascolti sempre crescenti che tradivano un coinvolgimento senza pari nella popolazione spettatrice.

Sulla scia del momento, in concomitanza con abbondanti altre iniziative legate allo svago, fra la primavera e l’estate del 1972 fu indetto a Vibo Valentia un ‘Campanile’ regionale, rivolto a cantanti con orchestra, complessi e gruppi folk in rappresentanza di ciascun comune partecipante. Nelle intenzioni dell’organizzazione, ‘Il campanile d’oro’ – patrocinato dalla locale Amministrazione comunale e dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo – avrebbe dovuto fungere da evento di inaugurazione per la ricchissima stagione estiva.

Sebbene fosse stata annunciata per il Cinema-Teatro Valentini, l’agognata selezione delle candidature, con un’oltremodo nutrita platea, si tenne il 19 giugno nella discoteca del Lido degli Aranci, località preferita inoltre per la finale in programma nel giorno 26 giugno. In cinque riuscirono a sopravvivere alla tagliola della giuria – formata da rappresentanti della stampa, personalità dello spettacolo, impresari teatrali e tutti gli assessori al Turismo dei luoghi finalisti – : Teresa e Pippo per Vibo Valentia, ‘The Rocks’ per Corigliano Calabro, ‘The Rangers’ per Tropea e ‘Le pacchianelle’ per Briatico.

In palio, oltre a coppe e premi offerti dagli enti e dai privati, era prevista la concessione di un’esibizione durante le serate conclusive di Miss Cinema, Miss Eleganza e Miss Italia. Il tifo delle e dei calabresi seppe distinguersi particolarmente in quei giorni concitati, accendendo un sano spirito di competizione risolto infine in condivisione di emozioni.

Non deve interessarci chi vinse detta edizione. A contare è il messaggio universale di arte che la musica sprigiona, pur in presenza di classifiche trionfanti e sofferte eliminazioni.

sabato 9 novembre 2024

Fabio Signoretta, già presidente del Sistema Bibliotecario Vibonese, si apre sulle nostre pagine

Abbiamo intervistato l'ormai ex presidente della struttura ora che si è consumato il passaggio di consegne: il punto sulla sua esperienza


Nell’adunanza dell’Assemblea dei sindaci tenutasi il 28 ottobre, alla presenza delle Amministrazioni di Vibo Valentia, Limbadi, Monterosso Calabro, Zaccanopoli, Zambrone, Jonadi, San Costantino Calabro, Pizzoni, San Nicola da Crissa e Rombiolo, veniva eletto all’unanimità il sindaco vibonese Vincenzo Francesco Romeo quale nuovo presidente dell’Ente, con ben due sedute alle spalle trascorse inutilmente e nessun commissario nominato dalla Regione. Unico a essersi candidato nella riunione, il suo obiettivo imminente è l’individuazione di un possibile piano economico finanziario di rientro senza superare il 31 dicembre. Abbiamo parlato con il suo predecessore, primo cittadino di Jonadi, che ci ha scelto per fare il punto della situazione sull’ultimo difficile periodo.

Dottor Signoretta, come si è aperto il 2024 per lei ancora alla guida del Sistema Bibliotecario Vibonese?

<Il 31 gennaio di quest’anno si è concluso il mio mandato da presidente che, come prevede lo Statuto dell’Ente, ha avuto durata annuale. L’anno si era quindi aperto certamente con una ritrovata chiarezza in termini di documenti contabili, regolarmente approvati dall’Assemblea, che cristallizzavano la situazione debitoria dell’Ente al momento della mia uscita. L’auspicio era che quel lavoro venisse poi valorizzato diversamente.>

Ritiene che la chiusura del suo mandato, a gennaio, abbia avuto ripercussioni positive o negative?

<Ogni mandato è un ciclo, che prevede un inizio ed una sua fine naturale. Non credo sia corretto che sia io a giudicare quanto si è riuscito a fare nel mio mandato, ma certamente sento di dire che gli impegni che erano stati assunti sono stati rispettati. E mi riferisco principalmente alla volontà di ricostruire la situazione amministrativa e contabile che era precaria. Tutto ciò è ovviamente stato possibile grazie al sostegno dell’Assemblea dei sindaci.>

Quali movimenti politici e istituzionali ci sono stati nell’immediato, in primavera?

<Sono stati in realtà pochi i referenti politici locali che si sono interessati effettivamente della vicenda. Così come pochi credo che siano quelli che se ne interessino tutt’ora. Questo era il mio grido di allarme alla fine del mio mandato: avevo chiesto alla politica di non nascondersi dietro gli atti dei dirigenti.>

La biblioteca ha quasi resistito senza colpo ferire sino all’estate, garantendo i servizi e promuovendo un fitto programma di eventi: come è stato possibile?

<Non c’è dubbio che tutte le attività sono state garantite grazie alla generosità, alla disponibilità e alla competenza della dipendente e delle volontarie che hanno operato con grande professionalità fin quando ci sono state le condizioni minime per poter continuare.>

Le difficoltà sorte negli scorsi mesi e relative al taglio delle utenze sono state un fulmine a ciel sereno o erano già nell’aria?

<È stata una conseguenza naturale ed ampiamente annunciata. Nel momento della mancata elezione di un nuovo presidente, l’Assemblea dei sindaci ha informato tutti gli organismi preposti della situazione in essere. Solo l’Amministrazione comunale di Vibo Valentia ha messo in campo un tentativo di resistenza, per il resto non si è visto alcun interessamento.>

Il suo congedo definitivo, appena celebrato, la vede soddisfatto della breve ma intensa esperienza bibliotecaria, affiancata alle asfissianti incombenze da sindaco?

<Sono profondamente dispiaciuto che tutte le attività realizzate e le novità introdotte in questo anno di mandato siano passate spesso in secondo piano a causa della condizione dell’Ente. Dalla riapertura a tempo pieno che eravamo riusciti a garantire, sino all’istituzione del congedo mestruale garantito in contratto, sono state tante le esperienze positive di quest’anno. Spero che in futuro di tutto questo si possa fare tesoro.>

Si è potuto confrontare in camera caritatis con il neoeletto presidente, il dott. Vincenzo Romeo?

<Mi sento di ringraziare il sindaco di Vibo Valentia Enzo Romeo per la sua scelta di impegnarsi in prima persona in questa vicenda. È sintomo della volontà di non porre in secondo piano questa problematica. Con il nuovo presidente, con l’Amministrazione di Vibo Valentia e con tutti i sindaci avremo modo di incontrarci nuovamente a breve ed io garantirò certamente la mia leale e concreta collaborazione. L’auspicio è che ci possa essere un epilogo diverso.>

A parte la lodevole chiarificazione amministrativa e contabile del Sistema Bibliotecario, altri sono i meriti da tributare a Fabio Signoretta. Con lui si è approvato un protocollo per incentivare la nascita di nuove biblioteche sui territori in cui non sono ancora presenti, mediante la concessione in comodato gratuito dei volumi appartenenti al patrimonio del Sistema. E si è stabilito che le dipendenti affette dal ciclo mestruale doloroso – circa 3 milioni in Italia – hanno diritto a una retribuzione piena al 100% pari a un giorno mensile per un totale di dodici annuali, oltre a quelli previsti dal Contratto nazionale di lavoro: il primo ente pubblico italiano ad aver introdotto una simile clausola contrattuale, senza necessità di presentare certificati medici e senza computarlo quale malattia. Se ne serbi memoria.

giovedì 7 novembre 2024

Novità per le Mura greche di Vibo Valentia: si riprende a scavare dal 18 novembre fino a Natale

Dieci giorni e finalmente si ricomincerà a studiarle in loco, attuando il progetto 'ArcheoVibo' - ricerca scientifica per la valorizzazione -


Era ciò che ci si voleva sentir dire, e l’annuncio è stato giustamente lanciato dalle sale dell’istituto scolastico più antico della nostra città. Trova proseguimento così il programma di valorizzazione archeologica previsto dalla scorsa estate per il territorio vibonese.

A Maurizio Cannatà, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, si è data voce martedì 22 ottobre nell’Aula Magna “Carlo Diano” del Liceo Classico Michele Morelli, invitato dalla referente progettuale Maria Concetta Preta, docente di Lettere, per le classi del biennio e la 1^ A del Liceo Artistico “Domenico Colao”.

La professoressa ha organizzato per quella mattinata la ‘Giornata di studio sul Patrimonio Archeologico di Hipponion’, in vista dell’apertura de ‘La scuola adotta un monumento’ – indetto dalla Fondazione Napoli Novantanove – , cui la suddetta scuola parteciperà anche nell’anno corrente.


Una masterclass sui beni archeologici che ha funto da propedeutica per dispiegare alle e agli alunni la ratio del loro partenariato con il Castello svevo, in azione per ciascuna delle fasi del progetto, culminante a maggio nell’adozione del monumento prestabilito: le Mura greche di Hipponion, la cui conoscenza ha da essere trasmessa alle nuove generazioni mediante un ciclo di visite a mo’ di sopralluogo a esse e al museo stesso.

Da programma, le prime liceali potranno concentrarsi sulla sezione greca dell’esposizione, e per converso le seconde approfondiranno quella romana; entrambe però si focalizzeranno sulle mostre temporanee ‘I prati di Kore. Storie di antiche donne “vibonesi”’ e ‘Sinus Vibonensis. Un mare di storia’. Il protocollo d’intesa verrà in previsione stipulato anche con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione e servizi connessi al diritto allo studio.


Scopo del dottor Cannatà era stimolare la pregnanza di simili vestigia in riferimento all’identità culturale di cui dovremmo essere espressione.

La disquisizione è principiata con la sorprendente rilevanza rivestita dalle monete nelle società passate, tanto che “moneta” era un epiteto affibbiato alla dea Giunone e solo successivamente tale nome passò a significare la zecca e il metallo coniato: “moneta” dacché avrebbe “ammonito” di immolare un animale per far cessare un terremoto. Danari che sino alle gloriose lire trasportavano di tasca in tasca simbolismi atti a plasmare l’humus ideologico dei popoli, in taluni casi talmente densi di capacità evocatoria da essere ripresi addirittura dai sovrani a millenni di distanza.

Giacomo Leopardi sospirava “O patria mia, vedo le mura e gli archi / E le colonne e i simulacri e l’erme / Torri degli avi nostri, / Ma la gloria non vedo…”, incalzato 150 anni dopo da Renato Guttuso “Tra poco non vedremo più neppure le mura e gli archi”; il boom postbellico aveva con violenza obliterato – quando non distrutto – le irripetibili eredità dei secoli addietro, nonostante noi si sia stati i primi al mondo a proclamare la tutela del patrimonio nazionale nella Carta costituzionale, e nei princìpi fondamentali oltretutto.


Eppure le mura, certo in ristrettissimi rimasugli, ancora si impongono imponenti nell’area del Trappeto vecchio. Poche città magnogreche ne vantavano già nel VI secolo a. C. e soltanto Hipponion, murata, governava il circondario da ben 550 metri di altezza, un hapax: i Greci costruivano sempre molto più in basso ma la posizione strategica di questa collina non volevano farsela sfuggire.

Sarà l’Università degli Studi di Messina, promotrice dell’ormai avviato ‘ArcheoVibo’, a coordinare l’avvio dei nuovi scavi, dal 18 novembre per un mese almeno.

Isidoro di Siviglia scrisse: “Urbs ipsa moenia sunt” – “Le mura sono la città” – . Le Mura greche, sito archeologico oramai a tutti gli effetti, sono Vibo Valentia.

martedì 5 novembre 2024

Scuole superiori vibonesi protagoniste della mattinata con il maestro Mogol, vince il Liceo Morelli

Diamo spazio ai veri personaggi principali dell'incontro con Mogol, gli studenti: alcuni di loro si sono particolarmente distinti


Vibo Valentia, unica città calabrese a usufruire della sorpresa, ha accolto in un’atmosfera festante il genio par excellence del cantautorato italiano, in cima alle classifiche mondiali quanto a notorietà dei brani composti.

La Società Dante Alighieri-Comitato di Vibo Valentia – presieduta da Maria Liguori Baratteri – ha coadiuvato l’azienda Seven Art, che unisce arte, tecnologia e finanza decentralizzata per il tramite del sistema della blockchain, a organizzare per giovedì 31 ottobre presso l’Auditorium Spirito Santo una storica occasione che ha ospitato l’evento artistico itinerante ‘Lasciami Volare’, con il patrocinio di istituzioni ed enti locali.

Tre le parole chiave al centro della mattinata “multidimensionale”, introdotta dalla giornalista e scrittrice Giuliana Poli e incentrata sull’autore e produttore discografico Giulio Rapetti, in arte Mogol: realtà, musica e parole. L’idea del progetto è da ascrivere proprio a Giuliana, art director dell’azienda.


La platea era stracolma di ragazze e ragazzi adolescenti, esponenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Morelli-Colao e del Liceo Statale “Vito Capialbi”; all’Orchestra del Conservatorio Statale di Musica Fausto Torrefranca, invece, l’esecuzione sul palco di pezzi memorabili, compresa la canzone risultata maggiormente apprezzata da detti studenti in una rosa di dodici possibilità, ‘L’emozione non ha voce’.

Dopo una prima parte costituita da un tavolo di confronto fra figure dirigenziali cittadine, dal titolo ‘Realtà e Immagine’, l’artista Alfredo Mazzotta ha presentato l’opera ‘Figura in contorsione’, posizionata ai piedi del palcoscenico.


Il fulcro si è avuto così con la seconda parte, ‘Musica e Parole’, interamente dedicata al poeta e paroliere. In suo omaggio, la 4^ D del Liceo Classico Michele Morelli ha proiettato sullo schermo il cortometraggio ‘Anche per te’ – ispirato all’omonima composizione cantata da Lucio Battisti e coordinato dalla professoressa Stefania Colacino, con il patrocinio di Comune e Provincia – , del quale il giovane regista Antonio Bonaddio ha ricevuto in fondo alla giornata il secondo posto per la competizione studentesca.


Tale competizione, nella terza parte ‘Premio Lasciami Volare’ e a seguito di alcuni doni pòrti dalla pittrice Antonella Di Renzo a Mogol e alle donne protagoniste della circostanza, è stata vissuta come culmine emotivo della manifestazione. Giuliana ha tenuto a sottolineare, da collaboratrice della Società Dante Alighieri nazionale, che nella prima tappa di ‘Lasciami Volare’ a Milano pure rappresentanti della comunità studentesca vibonese si sono fatti positivamente riconoscere. Il premio artistico – alla sua seconda edizione, ‘Realtà delle immagini’ – è stato indetto e finanziato da Seven Art, cui si è concesso ampio spazio.


Tra i primi cinque concorrenti ricompensati, le cui opere si è promesso saranno trasformate in Nft – token non fungibili – a spese dell’organizzazione e prontamente vendute all’asta per devolverne il ricavato alle stesse persone vincitrici, segnaliamo colei che ha saputo classificarsi in cima al podio: Irene Lucia Borgese, classe 5^ D ancora una volta del Liceo Classico Michele Morelli, presente nell’aula insieme con le proprie e i propri compagni, partecipanti grazie alla docente Maria Concetta Preta. Irene è stata selezionata in funzione di ‘Lakeside dreams’, realizzata a matita su cartoncino con il chiaroscuro, e si è guadagnata un contratto di artist management della durata di 3 mesi.

Irene non poteva infine lesinarsi dal consegnare in regalo al maestro una creazione pittorica che lo ritrae, ritratto sbalorditivamente icastico in sintonia con la sua poetica. Le emozioni, se reali, mai contrastano con la conoscenza.

domenica 3 novembre 2024

Rivoluzione luminosa negli anni Settanta: strade vibonesi dal buio alla luce, e altri lavori urbani

Molti quartieri divennero più sicuri di notte grazie alla luce e vari nuovi tragitti furono inaugurati e pavimentati


Volere è potere. In una fase di interregno per l’amministrazione di Vibo Valentia, quale fu il 1972, per un’annosa questione si intravide all’orizzonte un barlume di soluzione. E la città si proiettava così verso le sfide della modernità.

L’alquanto apprezzato senatore Antonino Murmura aveva consegnato le proprie dimissioni da sindaco e a farne le veci venne in soccorso l’anziano assessore Pietro Paolo Blandino, subissato di innumerevoli faccende che si trascinavano con crescente gravità da tempo immemorabile. La vera sorpresa fu che per non poche di queste si identificarono altrettanti rimedi, a partire dall’illuminazione.

Il rione nuovo, Via Filanda, Piazza Ospedale, Via Sant’Aloe e la strada per Triparni potevano finalmente disporre di lampioni che lumeggiavano a giorno, con evidenti ripercussioni positive sulla loro sicurezza nelle ore notturne. In più, dopo oltre cinque anni di lavori che sembravano non dover concludersi, l’iconico Viale Regina Margherita era nella condizione di sfoggiare la pavimentazione al completo; un passeggio accompagnato dalla bitumazione di parecchie strade interne al rione Cancellorosso, nonché dall’apertura di una percorrenza che congiungeva l’ospedale civile con Via Sant’Aloe fino a raggiungere il campo sportivo – con bitumazione solo parziale – .

Era, quella, zona delicata nel centro cittadino, in particolare per ragioni igienico-sanitarie: una specie di viadotto abbandonato raccoglieva tutte le acque di rifiuto provenienti pure dagli altri quartieri, e bisognava in qualche maniera intervenire coprendolo o pulendolo; qualcuno aveva inoltre, indisturbato, fatto costruire abusivamente baracche minute che servivano da pollai o stalle o garage o pozzi neri. Spostandoci a Sud, inevitabile ai fini di un decongestionamento del traffico sarebbe stata la ristrutturazione a beneficio del Ponte dello Spogliatore e dell’arteria che lo attraversa, percorribile senza tuttavia bitumatura. Mentre, guardando a Nord-Est, ormai improrogabile risultava essere l’ampliamento del cimitero, per il quale da poco si erano stanziati 130 milioni di lire: neppure un metro quadrato di terreno o un solo loculo erano disponibili per la sepoltura dei corpi; un campo santo da sold out!

La Vibo Valentia che vediamo quotidianamente non è sempre apparsa uguale a chi l’ha abitata. Rammemorare i suoi progressivi mutamenti ci aiuta a sperare nella facoltà di cambiare le cose: nulla c’è di eterno.

sabato 2 novembre 2024

“Terroni” in prima fila nella lotta al terrorismo! Gli anni Settanta e il Meridione salvifico

Ultimo appuntamento stagionale con i nostri focus esclusivi sugli eventi organizzati dall'associazione "L'Isola che non c'è" presieduta da Concetta Silvia Patrizia Marzano


Approcciarsi empaticamente ai famigerati anni di piombo, infelice espressione storiografica tesa a significare la predominanza delle armi, non è una chimera.

In prima persona, all’epoca, fu coinvolto dai fatti ripercorsi nel libro. La cronologia non ne viene rispettata, a interessargli era ricostruire l’aspetto più umano in quelle tragedie di Stato. In sacrificio le istituzioni italiane immolarono in gran parte i giovani, quasi tutti provenienti dal Sud costretti a dare la vita per la Patria. Le loro voci erano finora spente, afone; ricostruite nella trama, e purtuttavia dolcemente romanzate per rispetto delle famiglie che ne portano vivido il ricordo. L’allora Polizia, corpo militare e non civile, non prevedeva la regionalizzazione, e a fiotti ci si riversava in essa nei contesti che maggiormente faticavano a sussistere.

Quantunque sia nato a Trento, lo scrittore Francesco Marchi veniva additato quale “terrone” – e conseguentemente ignorante, barbaro, fascista… – : gli bastava la divisa per essere amalgamato ai suoi colleghi. Era all’ordine del giorno ricevere notizia di uomini dello Stato morti ammazzati, per una media di tremila omicidi complessivi all’anno contro gli attuali trecento. Rischiare di continuo la stessa esistenza per, in fin dei conti, un racimolo di stipendio, una paga a malapena bastante per mettere insieme il pranzo con la cena.


L’autore del romanzo storico ‘E il Rosso intonò una canzone’ prestava, da giovanissimo e per scelta, servizio alla Divisione investigazioni generali e operazioni speciali di Milano, trasferendosi in seguito a Bologna dove continua ad abitare.

Il Marco inventato del testo è personaggio di fantasia, ma in lui si nasconde l’alter ego del narratore: camperà con i fiumi di sangue perennemente davanti agli occhi, con la paura costante di perdere da un momento all’altro le persone a sé vicine, con la coscienza che mettere piede fuori casa potrebbe tradursi nel trapasso definitivo. Il nostro Paese non costituiva eccezione, attorno a noi era pieno di dittature militari e la nostra appartenenza alla Nato ci obbligava a comparteciparne. Anzi, sei mesi prima dell’affaire Moro la Germania ci precedette anticipando al millesimo la strategia atta a sequestrare lo statista coraggioso.


Al centro del plot la Strage di Bologna, anch’essa denunciata alla maniera di una “strage di Stato” sulla scia della Strage di Piazza Fontana. Eppure le forze armate sul campo combattevano per difenderlo, questo Stato; la formula tuttora in uso nacque a seguito di una controinchiesta, firmata da Lotta continua, orientata a dimostrare l’innocenza degli anarchici e la colpevolezza dei neofascisti.

È stata Concetta Silvia Patrizia Marzano a coordinare la serata di giovedì 10 ottobre per l’incontro presso Palazzo Marzano, evento ricaduto nella kermesse ‘Oktoberfest… Ival’, acronimo di “Identità, Volumi-Visioni, Artisti e Luoghi”, organizzata dall’associazione culturale “L’isola che non c’è” presieduta da Concetta Silvia Patrizia Marzano.

giovedì 31 ottobre 2024

La Valle del Salto e la Seconda guerra mondiale in un nuovo romanzo a firma di Terry Salvini

Al "tavolo" con lei: il compagno Alessandro Cuccuru, editore delle sue opere, e la moderatrice Mariangela Messina


Il genere femminile e il genere maschile a confronto, su uno sfondo storico che ha fatto della disumanità la propria carta di identità. Un testo che non si limita a ripercorrere gli eventi della grande Storia, ma che propone anche fatti realmente accaduti nei piccoli territori.

‘Oktoberfest… Ival’ – acronimo di “Identità, Volumi-Visioni, Artisti e Luoghi” – , anticipazione della stagione 2025, ha visto mercoledì 9 ottobre un ulteriore appuntamento privato, il cui ingresso è stato garantito su invito presso il Palazzo Marzano. A darne il via, l’intervento introduttivo della gestora dell’edificio nobiliare Concetta Silvia Patrizia Marzano, a nome della locale associazione di promozione sociale L’isola che non c’è e dell’iniziativa ‘Un libro al mese: “Visti da Vicino”’ – “rassegna di cultura letteraria e demo-etno-antropologica” e “primo progetto italiano di cultura diffusa extraterritoriale” – , alla decima edizione.

Con Radio Onda Verde come media partner, nominiamo di seguito gli sponsor riportati in locandina: il Conservatorio Statale di Musica Fausto Torrefranca, Csv Catanzaro Crotone Vibo Valentia-Calabria Centro, il Municipio Roma VI, la Fondazione Valerio Marchitelli Ets, Armonie della Magna Graecia, l’Associazione Il Sorriso Aps e Officina Fotografica.


In diretta video sulla rete, l’assistente sociale Mariangela Messina ha fatto da moderatrice, relazionandosi con una emozionata Terry Salvini affiancata dal consorte Alessandro Cuccuru – protagonista della giornata precedente – , fondatore di Aporema Edizioni con cui ella ha pubblicato i propri libri e stavolta addetto alla gestione tecnica del dispositivo che ha proiettato fotografie inerenti alla storia narrata.

Terry, in possesso di un diploma da geometra, sin dall’adolescenza si cimenta nelle arti del disegno a fumetti e della stesura di racconti, esordendo nella romanzistica nel 2016, e oggi si occupa di editing per la cooperativa editoriale che stampa le sue produzioni e dell’organizzazione di laboratori di scrittura creativa.

Il romanzo di formazione ad ambientazione storica ‘La ragazza della Valle del Salto’, ambientato durante la Seconda guerra mondiale, è la sua terza fatica letteraria: mentre il fiume Salto si trasforma a poco a poco in uno specchio d’acqua, allagando la sua valle, la giovane contadina Evelina allarga i propri orizzonti aggiungendo nuove conoscenze romane alla solita monotonia di paese; e così un indomito pilota della Raf, un coraggioso fante italiano e un colto ufficiale tedesco spingeranno la ragazza a crescere in fretta e a fare i conti con la propria coscienza.


I pregi rilevati durante la conversazione pertengono sia alla forma sia al contenuto. I personaggi risultano come molto caratterizzati, dall’Evelina che ingenuamente si ritrova catapultata nel conflitto all’amico d’infanzia Saverio che vive sulla propria pelle una reale situazione in cui in detti anni dovette cimentarsi il padre della scrittrice. Oltretutto il luogo scelto dall’autrice è raro sia conosciuto, come non possiamo tacere sul dosato utilizzo del dialetto stretto, finalizzato a far immergere nella vicenda tanto da non lasciare scampo a chi legge.

Il tentativo di Terry era la rappresentazione di un sogno: gli operai erano intenti a edificare una diga sul fiume, ma per Saverio ed Evelina quello in costruzione era romanticamente un ponte, ponte che avrebbe unificato due territori altrimenti condannati al perenne isolamento. Desideri e vedute che assomigliano alle e ai giovani di sempre, bisognosi di comprendere dove schierarsi nelle battaglie della vita.

Il canale YouTube ‘L’isola che non c’è A.P.S’, dalle 89 iscrizioni totali, conserva nel proprio archivio la registrazione gratuita della serata.

martedì 29 ottobre 2024

La trilogia storica di Alessandro Cuccuru dedicata a Castelseprio, l’ultimo romanzo della saga

Al segretario dell'associazione è spettato dialogare con lui, i cui libri sono pubblicati dalla casa editrice che ha fondato


Un sito archeologico patrimonio dell’umanità Unesco eppure ai più del tutto ignoto. Un editor ed editore che si spende per sensibilizzare aspiranti scrittrici e scrittori a una consapevole collaborazione con le case editrici. Due ingredienti fondanti nella stesura dell’opera in questione.

Martedì 8 ottobre si è tenuta un’altra serata su invito presso il Palazzo Marzano, evento privato organizzato dall’associazione di promozione sociale L’isola che non c’è per la decima edizione di ‘Un libro al mese: “Visti da Vicino”’, secondo la stessa locandina “rassegna di cultura letteraria e demo-etno-antropologica” e “primo progetto italiano di cultura diffusa extraterritoriale”.


A introdurre e moderare il conviviale momento, indisponibile in presenza ma trasmesso in diretta sui profili social, rispettivamente la presidente Concetta Silvia Patrizia Marzano e il segretario Roberto Maria Naso Naccari Carlizzi della medesima associazione.

Il secondo appuntamento di ‘Oktoberfest… Ival’ – acronimo di “Identità, Volumi-Visioni, Artisti e Luoghi” – ha ospitato nel salotto Alessandro Cuccuru, con in sottofondo colonne sonore suggestivamente medievali.

Questi ha lavorato nel commercio e nell’intermediazione, approdando così al giornalismo: dalle riviste ai quotidiani, dalla radio alla televisione giungendo alle agenzie di stampa. Nel 2017 ha collaborato alla fondazione di Aporema Edizioni, cooperativa che raccoglie figure operanti nell’editoria e che è responsabile della pubblicazione dei suoi libri.

I volumi della trilogia su Castelseprio, a pochi chilometri dal suo luogo di nascita, sono i primi romanzi da lui dati alle stampe, autoconcludenti poiché riguardanti secoli differenti della sua vicenda storica.

L’anno di debutto è il 2015, quando esce ‘Sibrium’, ambientato appena dopo la deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente nel 476 d. C.: oltre a Romolo Augusto, protagonisti sono il re dei Germani Odoacre, il valoroso comandante della locale guarnigione Marco Terenzio Ambusto e le due eroine Clelia e Lavinia; a quel tempo Sibrium è solo uno sperduto avamposto, con all’orizzonte la minaccia degli incombenti Burgundi, e tuttavia al tramonto del Medioevo diverrà un importante castello, oggetto delle dispute fra le prime signorie di Milano.


Nel 2019 è la volta de ‘Il segreto di Sibrium’, incentrato in tal caso sul tramonto del Regno longobardo fra il 773 e il 774 d. C.: Longobardi e Franchi, dopo secoli di rapporti contrastati, si scontrano per la conquista del territorio, con il re Desiderio e il figlio Adelchi che si trovano a fronteggiare l’astro nascente di Carlo Magno, chiamato in Italia dal papa per difendere i possedimenti della Chiesa; Liutgardo, giovane gastaldo di Sibrium, viene incaricato di compiere una missione che lo porterà lontano dalla fortezza.

Dal 2021 è possibile leggere ‘La vipera e la torre’, inserito nel contesto dello scontro tra i Visconti e i Della Torre a metà del XIII secolo: per impadronirsi a qualsiasi costo del castello si vede coniugare la potenza delle armi con quella dell’ingegno; la morte di Federico II non porta la pace in Lombardia e non si contano le lotte per il potere, non spinte da contrapposizioni ideologiche bensì di convenienza. A fine testo, un elenco dei personaggi per non perdere il filo del racconto.

Gli sponsor della manifestazione sono il Conservatorio Statale di Musica Fausto Torrefranca, Csv Catanzaro Crotone Vibo Valentia-Calabria Centro, il Municipio Roma VI, la Fondazione Valerio Marchitelli Ets, Armonie della Magna Graecia, l’Associazione Il Sorriso Aps e Officina Fotografica; Radio Onda Verde ne è il media partner.

Il video della presentazione è liberamente visibile sul canale YouTube ‘L’isola che non c’è A.P.S’, che conta a oggi sulla piattaforma 89 iscrizioni.