I prati di Kore
Martedì 30 aprile la prof. di Latino e Greco, Maria Concetta Preta, ha accompagnato la nostra classe in un’uscita organizzata da lei nell’ambito del percorso didattico pluridisciplinare Voci e volti della città, che prevede la conoscenza diretta del territorio cittadino per sviluppare una conoscenza civico-cittadina atta a favorire la relazionalità fra gli allievi.
Siamo partiti intorno alle ore 10:00 e dopo circa mezz’ora, attraverso le vecchie vie della città, siamo giunti a destinazione, ossia al Museo Archeologico Nazionale Vito Capialbi. È la seconda volta che veniamo quest’anno. Entrati nel castello da un grande cancello in ferro, ci siamo fermati nel cortile ampio, ricco di cespugli ben curati e di verde, dove la prof. ha iniziato a parlare della mostra “Prati di Kore” che avremmo potuto ammirare una volta entrati. A un certo punto, ha recitato una poesia, in dialetto, dedicata a Diana Recco e pubblicata in uno dei suoi libri dal titolo: Nove come le Muse. Subito dopo, siamo entrati nei locali del Museo, accompagnati, oltre che dalla nostra prof., anche da un giornalista, Ivan Fiorillo, a cui la professoressa ha autografato una copia del suo libro.
Che meraviglia questa mostra che a dicembre non c’era! Nei locali della bottega del ceramista, che mi sono apparsi subito accoglienti, prevale il verde scuro che crea un’atmosfera stimolante che invita alla riflessione. Sale ricche di reperti storici ben curati e conservati ed io, insieme ai miei compagni, osserviamo con stupore gli oggetti esposti, “rapiti” dall’ambiente che ci rimanda alla nostra storia. La prima opera che abbiamo ammirato è una piccola statua in marmo rosa raffigurante Artemide, dea della caccia, rinvenuta nel complesso termale romano in via S. Aloe, risalente al I secolo d.C. Poi, un vaso per vino a forma di testa femminile che apparteneva alla collezione del Conte Vito Capialbi e che risale agli inizi del V secolo a.C. Ancora, una tazza configurata per vino (Kantharos) a forma di testa femminile bifronte, proveniente dal santuario greco di via Scrimbia risalente agli inizi del V secolo a.C. Subito dopo, fra luci soffuse a led di colore azzurro con sfumature in rosa, ci siamo trovati difronte a un bel busto femminile raffigurante una giovane della dinastia Giulio-Claudia, proveniente dalla villa romana di località S. Venere, risalente al I secolo d.C.
La nostra prof. non ha perso tempo e ha iniziato ad illustrarci le caratteristiche delle statue facendo riferimento, appunto, alla mostra “Prati di Kore - storie di antiche donne vibonesi”, ospitata nella torre nord del castello. Essa racconta la storia di figure muliebri dell’antica Hipponion, fondata dai Locresi agli inizi del VI secolo a.C. poi divenuta Vibo Valentia in età romana.
Abbiamo scoperto che quella greco-antica fu una società profondamente patriarcale, in cui la partecipazione alla vita politica era roba da uomini, mentre le donne erano mogli e madri. Nonostante ciò, esse appaiono in modo preminente nel mito, creato per spiegare l’origine dell’universo. A parer mio, oggi viviamo in un mondo in cui il mito e le sue credenze sono relegate a un passato lontano, un mondo arcaico dove tutto sembra irreale e a volte dai toni fiabeschi. Sta a noi che affrontiamo studi classici far rivivere quel mondo che per secoli ha rappresentato la nostra storia!
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