domenica 8 giugno 2025

Museo di Vibo, parla il nuovo direttore Michele Mazza che annuncia: «Valorizzeremo il Castello»

La nostra intervista allo studioso da poco insediatosi, già responsabile del locale patrimonio


Con un decreto firmato da Fabrizio Sudano, direttore delegato della Direzione Regionale Musei nazionali Calabria per il direttore generale Musei Massimo Osanna, lo scorso 4 marzo al funzionario archeologo Michele Mazza, specializzato in tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, veniva ufficialmente conferito l’incarico dirigenziale per il Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, intitolato a Vito Capialbi. L’assegnazione è divenuta operativa il 28 marzo, ma ancora il neodirettore non si era aperto alla stampa vibonese: ha scelto di “rompere il silenzio” con la nostra testata.

Dottor Mazza, non è nuovo lei a incontrare la Storia della provincia vibonese: quali sono stati i suoi rapporti di ricerca con l’antica Hipponion?

«La conoscenza della storia “archeologica” di Hipponion affonda le radici negli anni della formazione universitaria. All’epoca lo studio dell’archeologia della Magna Grecia mi ha portato a confrontarmi con la storia complessa e affascinante di questa colonia greca del Tirreno. Hipponion, per la sua posizione strategica e per la qualità dei ritrovamenti, rappresenta infatti una delle realtà più significative della grecità d’Occidente. Studiare l’archeologia della Magna Grecia significava inevitabilmente confrontarsi con le ricerche pionieristiche di Paolo Orsi. Il suo approccio metodico e il rigore scientifico applicati già agli inizi del Novecento hanno posto le fondamenta per la conoscenza archeologica di Hipponion. Il suo lavoro rappresenta a tutt’oggi un punto di riferimento imprescindibile per chiunque si occupi della storia antica del territorio».

Da quanto tempo svolge attività da archeologo e quali sono i temi di suo interesse?

«Ho cominciato a svolgere l’attività di archeologo a partire dal 2010 come libero professionista. Allora lavoravo come la maggior parte dei miei colleghi per cooperative o società operanti nel settore dell’archeologia preventiva. Dal 2019 sono funzionario archeologo del Ministero, presso la Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia. Il mio campo di interesse è rappresentato principalmente dall’archeologia classica, con una particolare attenzione rivolta all’archeologia della Sicilia e della Magna Grecia».

Come si è impegnato all’indomani della sua nomina nel 2020 a responsabile della tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico nel nostro territorio?

«Il primo passo è stato approfondire la conoscenza del territorio. Ci troviamo infatti in una città che non ha mai conosciuto una reale soluzione di continuità insediativa. Essa continua a svilupparsi urbanisticamente proprio sulle aree in cui affiorano le testimonianze delle sue fasi più antiche. In un contesto simile, ogni intervento edilizio può trasformarsi in un’occasione di scoperta archeologica. Dalla ristrutturazione di un edificio fino al semplice rifacimento del manto stradale. Ciò richiede quindi un’attenzione costante da parte della Soprintendenza. In quest’ottica abbiamo sempre cercato di garantire una presenza assidua e capillare sul territorio. Lo abbiamo fatto per assicurare un monitoraggio efficace e valorizzare le potenzialità conoscitive che ogni attività di trasformazione urbana può offrire».

L’anno successivo è diventato responsabile scientifico per il Parco Archeologico Urbano di Vibo Valentia: esiste dunque davvero o è solo sulla carta?

«Il Parco Archeologico Urbano di Vibo Valentia è una realtà esistente. È nato con l’intento di mettere in rete le principali aree archeologiche della città. E anche per restituire alla collettività la possibilità di conoscere e visitare le testimonianze materiali dell’antico splendore di Hipponion. La gestione del Parco presenta tuttavia alcune criticità, legate alla frammentazione della proprietà delle aree: alcune sono infatti di competenza statale, altre comunale. Ciò rende necessario un costante coordinamento con l’amministrazione comunale per garantire una fruizione omogenea e continuativa dei siti. La Soprintendenza si impegna ogni anno con interventi che spaziano dalla manutenzione ordinaria del verde fino alla realizzazione di veri e propri progetti di ricerca archeologica. In particolare, negli ultimi anni è stato avviato un importante lavoro di apertura e valorizzazione delle aree archeologiche, per renderle sempre più accessibili al pubblico. Grazie al protocollo d’intesa sottoscritto con la Direzione Regionale Musei Calabria, è stato possibile superare alcune delle difficoltà gestionali. Abbiamo attivato sinergie operative che hanno reso possibile, grazie alla disponibilità del personale del Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi”, l’apertura al pubblico di siti di particolare rilievo come le Mura Greche e l’area sacra del Còfino, entrambe di proprietà statale e sotto la diretta tutela della Soprintendenza».

Diversi mesi fa veniva inaugurato il progetto “ArcheoVibo”, anche da lei presentato alla cittadinanza nel Castello Svevo: in che termini sta procedendo?

«Il progetto “ArcheoVibo” ha dato i suoi primi risultati proprio quest’anno, a pochi mesi di distanza dal suo avvio. Nel mese di aprile si è conclusa la prima campagna di scavo nell’area archeologica delle Mura greche. Campagna interamente finanziata e condotta dalla Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia. Gli esiti dell’intervento si sono rivelati di straordinaria rilevanza scientifica, contribuendo in modo determinante ad arricchire la conoscenza delle fasi più antiche della città. L’attività sul campo è stata condotta dall’équipe del dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina, diretta da Fabrizio Mollo. È stato possibile approfondire lo studio delle prime fasi costruttive dell’imponente cinta muraria che delimitava l’antica polis di Hipponion. I risultati saranno presentati nel corso di un convegno scientifico in programma per il prossimo autunno, presso il Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia. Parallelamente, sono attivi ulteriori progetti di ricerca e studio all’interno del Museo, che vedono coinvolti ricercatori e dottorandi dell’Università di Messina, a conferma della centralità sempre crescente del sito vibonese nel panorama degli studi archeologici sulla Magna Grecia».

Da funzionario della locale Soprintendenza, può condividere con noi il suo attuale stato di salute?

«Come accennato, la Soprintendenza continua a garantire una presenza costante e attiva sul territorio, proseguendo nelle sue fondamentali attività di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico. Parallelamente, promuove e sostiene progetti di alto valore scientifico e culturale, tra cui si distingue l’iniziativa “ArcheoVibo”, che rappresenta un modello virtuoso di sinergia tra ricerca, istituzioni e valorizzazione del territorio».

Che cosa ha in mente di realizzare nei tre anni del suo incarico a direttore del Museo Archeologico Nazionale, tra continuità e discontinuità rispetto al passato?

«Negli ultimi anni, il Museo ha registrato una crescita costante nel numero dei visitatori e ha riconquistato un ruolo centrale all’interno del panorama culturale cittadino, grazie soprattutto al lavoro svolto dal mio predecessore, Maurizio Cannatà. L’auspicio è quello di proseguire lungo questo percorso, rafforzando ulteriormente le attività di valorizzazione del patrimonio culturale di Vibo Valentia e promuovendo una partecipazione sempre più attiva della comunità vibonese alle iniziative del Museo».

Con pubblicazioni su Briatico e l’area tirrenica della Calabria bizantina, Michele Mazza si è da tempo confermato un attento appassionato del territorio storico in cui trascorriamo le nostre frenetiche vite. In poco più di due mesi il Castello ha già visto numerose occasioni di incontro con scuole e gruppi turistici da ogni dove, compresa l’inaugurazione della nuova stagione di apertura per le Mura. Tre anni è la durata prevista per l’incarico al neodirettore: gli auguriamo i migliori auspici per una memorabile esperienza vibonese, fertile per la sua carriera e soprattutto per il borgo valentino.

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