giovedì 19 giugno 2025

Geologia, la Calabria non era Italia: nuovo studio conferma la sua origine “straniera”

Milioni di anni fa, dal Mediterraneo, una lunga isola si smembrò. E fu così che nacque la regione

Il viaggio di un lembo di terra che, navigando per mare, ne incontrò un altro per generare la punta di una penisola dai tratti familiari. Una ricerca supportata dal Governo spagnolo e dall’Università di Alicante, in collaborazione con l’Ateneo di Urbino e la Scuola Normale Superiore di Kouba, tale viaggio lo racconta. L’articolo, che ha appena ricostruito con maggiore accuratezza i movimenti tellurici a partire da 65 milioni di anni fa, tiene conto di come la Calabria appariva allora e ne restituisce il posizionamento geografico, con tanto di coordinate. Pubblicato in anteprima online per la rivista di prestigio Earth-Science Reviews, è a firma di Manuel Martín-Martín, Francesco Guerrera e Sabiha Talmat.


Un mondo a noi sconosciuto

L’era di riferimento, il Cenozoico, ebbe a concludersi 2 milioni di anni or sono. Il primo periodo in cui si suole suddividerla, il Paleogene, vedeva dalle nostre parti un’abbondanza di angiosperme e gimnosperme, con una flora spiccatamente tropicale; foraminiferi, coralli e ricci di mare sul versante animale, assieme con molluschi, pesci e molti mammiferi. Al tempo l’oceano Neo-Tetide, sviluppatosi in passato a Sud-Est del continente che teneva unite Europa e Asia, stava ormai chiudendosi fin quasi a scomparire, ma nell’intanto due piattaforme si estendevano lungo i suoi margini settentrionale e meridionale.

Altre due simili sono state riconosciute nella zona più occidentale, su un confine della Microplacca mesomediterranea (imponente e allungata isola che si stagliava nel Mare nostrum), vittima di uno smantellamento tettonico e di un movimento alla deriva durante l’apertura del Mediterraneo Ovest; una sorta di moti sismici che cagionarono lo sfaldamento e l’allontanamento delle terre. I blocchi si sarebbero scontrati in seguito con l’Africa e l’Europa dell’epoca, dando vita alle unità interne delle catene montuose del Rif in Marocco, dell’Atlante telliano in Algeria e della Cordigliera betica in Spagna. A livello globale il clima era caldo, il che ebbe notevole influenza sugli ecosistemi anche marini. La novità del paper sta nell’aver riordinato i dati sinora disponibili, mettendoli a sistema in una visione strutturata: si sono passati in rassegna i depositi paleogenici dell’area, applicando il software GPlates per localizzare approssimativamente anche la posizione originaria della microplacca.


Un “Appennino” poco appenninico

Sul fronte orientale gli smottamenti coinvolsero proprio la regione calabrese, pressappoco interamente, in aggiunta con il dirimpettaio Messinese. In effetti, l’Appennino calabro ha ben poco da spartire con le restanti vette che si diramano oggi nello Stivale dalle Alpi al Pollino; la sua origine non ha nulla a che fare con la catena appenninica italiana. In geologia lo si identifica con l’Arco calabro-peloritano, costituito da un basamento cristallino di rocce disposte in una serie di falde. Essendosi staccato da una placca, vale a dire quella al centro del mare a noi limitrofo, e avendo trovato congiunzione con un frammento di crosta terrestre sovrastante un’altra placca, si parla di “terrane”. La sua composizione è variegata: si rilevano unità tettoniche distinte, con spessore variabile e tipi diversificati di evoluzioni stratigrafiche verticali.

I massicci dell’Aspromonte e delle Serre sono stati cruciali per stabilire la successione di strati nel territorio calabro, e ambedue appartengono al versante meridionale dell’arco, il cui limite con il settentrionale è segnato dalla linea virtuale che congiunge Capo Vaticano a Soverato per il tramite della valle del fiume Mesima. Una parte emersa che, insospettabilmente, va associata ai brani subacquei, che si diramano fin oltre i 150 km nel Tirreno. Al succitato programma informatico si deve l’individuazione cartografica delle piattaforme che avrebbero poi formato le cime rifiane, telliane e betiche a Occidente, e calabro-peloritane a Oriente, quando ancora non si erano separate dalla Microplacca mesomediterranea. I risultati indicano una posizione avvicinabile ai 30° Nord di latitudine e ai 5° Ovest e 10° Est di longitudine.


Finalmente uno sguardo d’insieme

Con un approccio interdisciplinare, nuovi dati inediti hanno trovato collocamento nella presente comprensione della questione. L’evoluzione dei sedimenti, le aree di origine, il paleoclima e i paleoambienti delle piattaforme indagate sono stati inseriti in un quadro conoscitivo completo e funzionale. In tutto il mondo la pubblicazione, che un significativo spazio riserva alla Calabria, sarà letta ed esaminata. Magari pure da noi se ne parlerà, perché la Storia che ci precede non è solo fatta di donne e uomini: è la Terra la vera protagonista.

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