domenica 29 giugno 2025

Democrazia cristiana, anche calabresi le sue radici: questa e altre chicche svelate da Nunnari

Un libro che trae spunto dalle vicissitudini della Dc per riproporre valori che hanno unito l’Italia


Dalle micro- alla macrostoria. Chi ha la fortuna di vedersi intersecare dai grandi fenomeni storici, o il merito di rendersene protagonista, a un certo punto avverte l’impellenza di doverne parlare. Come accaduto di recente allo scrittore calabrese Domenico Nunnari, partecipando un’esperienza professionale sotto forma di saggio, saggio che procede con ritmo romanzesco.


La genesi di uno studio che mancava

Giornalista Rai e docente universitario, ha privilegiato una carriera incentrata sulla narrazione del Mezzogiorno italiano. In decadi di attività, era inevitabile, ha accumulato moltitudini di libri nella biblioteca personale, ed esattamente in un momento di contemplazione letteraria, nello studio di casa, è sorta l’idea di redigere il dodicesimo testo di una sviluppata produzione editoriale. “Democristiani” (Pellegrini Editore) è venuto alla luce così, mentre l’autore si soffermava sullo scaffale dedicato al più imponente partito che la Repubblica ricordi. Come ogni studioso di fatti politici che si rispetti, a ogni partito ha assegnato un preciso spazio di ricovero, ma quella volta ha quasi per caso tirato fuori dalla polvere un volume con gli atti dei congressi indetti circa dal 1946 al 1966. Un’epoca sideralmente distante da oggi per la caratura degli interventi, tenuti da oratori d’eccezione: eminenti personaggi della cultura, democristiani o no, impiegati missionariamente nella gestione della cosa pubblica.

La storiografia finora lamentava una imbarazzante lacuna a proposito, colmata con tanto di accesso a documenti originali recuperati. In un giubileo mai si registrarono scissioni, solo correnti interne; a queste il compito di riunirsi e portare i frutti del lavoro nei raduni nazionali. Dalle carte emerge che le minoranze ideologiche rispettavano la maggioranza, in qualsiasi caso le decisioni finali non venivano appellate. Nunnari ha voluto dare alla propria opera un taglio catalogico-biografico, passando in rassegna l’era della quarta potenza economica mondiale per il tramite dei considerevoli leader. Con qualche chicca inedita, rimasta celata fra le pieghe del passato.


Una nostalgia diffusa

Il partito scudocrociato era nato prima che finisse la guerra, e in un libello ormai sgualcito è rimasta traccia di un “congressino” tenutosi già nel 1944 a Bari, alla presenza di volenterosi centro-meridionali (il Settentrione era occupato). Senza dimenticare gli incontri clandestini di Milano ancor prima, in pieno conflitto, nel 1942. Vicende curiose di tempi andati? No, secondo un sondaggio di fresca data: il 60-70% in mezzo a chi gode dell’elettorato attivo dichiara una nostalgia per la Democrazia cristiana.


Lo stile asciutto, non emotivamente coinvolto bensì tipicamente cronistico, ne fa un contributo super partes slegato da appartenenze di consorteria. Pur riconoscendo i meriti che la Storia assegna unanimemente alla Dc. L’aver avuto il potere di governare in autonomia non si traduceva in tirannia esclusivistica; non ce lo si poteva permettere, data la capillare estensione nel territorio del Paese. Non spesse volte si era marcata la calabresità insita nella democristianità, consistente nell’origine bruzia per diversi statisti che chiunque anche adesso ricorda. Fonte primaria significa peraltro testimonianza diretta, e Domenico Nunnari da cronista non poteva tralasciare di dialogare vis-à-vis con i familiari viventi di quegli eroi perenni.


Orfani di un’eredità

Nel 1993 l’interminabile epopea si disfece implodendo su se stessa, tuttavia lo scioglimento non fu che l’atto legale di riconoscimento di una morte ben precedente, da far risalire all’omicidio golpistico di Aldo Moro. Dagli anni Novanta, l’Italia è monca di una simile istituzione che faccia sintesi delle variegate istanze provenienti dal tessuto cittadino democratico.

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