L’enfant prodige Giorgio Assisi inaugura con successo le conferenze studentesche
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Giorgio Assisi durante il suo intervento |
Primo classificato alla selezione regionale e quattro volte finalista nazionale nei Campionati delle Scienze Naturali, campione regionale e finalista nazionale nei Giochi della Chimica, vincitore del Premio Copernico e finalista nazionale nei Campionati Italiani di Astronomia. Un cursus honorum da spavento, e pensare che Giorgio Assisi non è neanche maggiorenne. Le sue e i suoi docenti ne testimoniano una passione travolgente e fuori dal comune sin dagli inizi degli studi superiori, con un talento troppo accentuato per finire assopito tra il grigiume dei programmi ministeriali.
La conferenza in aula magna sull’evoluzione
Al maturando, classe 5^ Aosa (Opzione Scienze Applicate) del Liceo Scientifico Statale “Giuseppe Berto”, si è consegnata la responsabilità della prima conferenza tenuta da uno studente nella “Students’ week”, settimana di pausa didattica votata al coinvolgimento del corpo discente, promotore di lezioni e approfondimenti su temi spesso tralasciati o dimenticati nel corso dell’anno. Giorgio ha scelto di intrattenere il pubblico, lunedì 3 febbraio, con un meritorio intervento in aula magna intitolato “Evo-devo: biologia evolutiva dello sviluppo”. Se già si fatica a enucleare nei cinque anni un discorso esaustivo sull’evoluzione delle specie, quantomai impossibile risulta essere la trattazione di una così innovativa branca emancipatasi dalla biologia tradizionale.
La “evolutionary developmental biology”, con l’approccio transdisciplinare che la caratterizza, in pochi decenni sta riuscendo nel presuntuoso intento di equipaggiare le nostre conoscenze con risposte perfettibili a domande quasi rassegnate. “Nulla in biologia ha senso se non alla luce dell’evoluzione” sosteneva il genetista Theodosius Dobzhansky, convinto che l’essenza stessa della biologia sia proprio la connaturata trasformazione continua degli esseri viventi nel corso del tempo. Un mistero, quello della vita, che avvolge in inestricabili meandri persino la disciplina che tenta di studiarla con rigore, la biologia: non esiste una definizione scientificamente accettata all’unanimità sul concetto di vita, eppure donne e uomini da tutto il mondo si impegnano a inferirne le leggi di funzionamento. Leggi non alla maniera delle scienze esatte, che fanno procedere dai dati risultati certi e definitivi; bensì tendenze razionalizzate ex post da chi le osserva, poiché la terminologia giuridica mal si confà a complesse situazioni pregne di eccezioni oltre il dovuto.
I fondamenti dell’evo-devo, in breve
Nel 1866 il naturalista Ernst Haeckel codificò alcune acquisizioni precedenti nella Legge biogenetica fondamentale, secondo cui l’ontogenesi (lo sviluppo dell’individuo) ricapitola la filogenesi (la successione degli antenati). Il principio di fondo è pacifico: i discendenti attraversano dapprima, in forma condensata, stadi embrionali di sviluppo confrontabili con quelli degli antenati, laddove nella fase terminale della crescita se ne aggiungono di nuovi, propri della specie di appartenenza.
La novità dell’evo-devo, partorita negli anni Ottanta, sta nell’aver concentrato l’attenzione sul singolo individuo, il cui sviluppo iniziale avrebbe un’influenza diretta sui meccanismi dell’evoluzione, affiancandosi alla famosa selezione naturale.
Un cambio di paradigma appena abbozzato
Il tema è abbastanza discusso in pubblicazioni divulgative, che il giovane relatore non ha mancato di segnalare nel finale insieme con saggi e articoli scientifici. La fitta interazione intercorrente fra geni durante la formazione degli embrioni direziona le strade evolutive pure per i posteri; una rivoluzione. “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” avrebbe sentenziato Socrate, e il nostro Giorgio non avrebbe potuto concludere meglio la tanto partecipata e apprezzata relazione.
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