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domenica 18 ottobre 2020

“Negazionisti”, sì, ma dell’informazione






Il potere non può gradire i moti di dissenso esternati dal popolo, ma il giornalismo, quale baluardo di democrazia, non può nascondere la propria deontologia. Che sia d’accordo o meno sul fatto da raccontare, chi lavora nell’informazione è tenuto a darne notizia con imparzialità.

Il 10 ottobre si è svolta a Roma, a piazza San Giovanni, la ‘Marcia della Liberazione’, promossa dalla giornalista Tiziana Alterio, dall’attivista Moreno Pasquinelli, dal giurista Mauro Scardovelli, dal filosofo Diego Fusaro, dal giornalista Francesco Toscano, dal giornalista Glauco Benigni, dall’attivista Emiliano Gioia e dalla deputata Sara Cunial. Al grido delle parole-chiave “disobbedienza civile”, “resistenza”, “condivisione” e “liberazione”, le richieste della piazza erano due: la fine del neoliberismo e l’attuazione della Costituzione italiana originaria. Dieci i pilastri per la realizzazione del progetto, a cui hanno aderito più di quaranta realtà legate alla politica, alla formazione, alla medicina e all’ecologia: moneta e Stato sovrani, lavoro e reddito minimo per chiunque, difesa delle piccole e medie imprese e del tessuto produttivo nazionale, controllo delle multinazionali, tasse eque con un 2020 tax free, moratoria sul debito pubblico, libertà di scelta terapeutica e no alla dittatura digitale, nazionalizzazione delle banche e delle aziende strategiche, più investimenti pubblici nella sanità e nella scuola, fine dello stato d’emergenza con ripristino della democrazia e della libertà. Con più di trenta interventi dal palco in programma, la manifestazione si è protratta per tutto il pomeriggio, riuscendo ad arrivare fino alla fine grazie al rispetto delle misure governative, mentre in caso contrario sarebbe stata sciolta dall’intervento delle forze dell’ordine presenti. I fatti sono questi: un gruppo di persone scende in piazza, e se ne dà notizia riportando le istanze espresse. Una prassi sconosciuta in quel di Open, edito da un giornalista a capo di un telegiornale, Enrico Mentana, che il giorno dell’evento titolava: “Coronavirus, negazionisti in piazza a Roma: disordini con la polizia per un fermo. Identificati in 50: multe da 400 euro”. Anche guardando la diretta della manifestazione si scopre che nulla ha avuto a che fare con atteggiamenti negazionistici, né con posizioni aprioristicamente di antieuropeismo, di antivaccinismo o contro il 5G, come invece si legge nel sommario. L’articolo li chiama “no mask”, ma le prove dicono il contrario. “I cittadini scesi in piazza San Giovanni protestavano contro l’obbligo della mascherina e negare l’effettiva pericolosità del coronavirus”: a parte l’italiano incerto, segnaliamo in questo caso che i contenuti della protesta erano altri. Il partito Vox Italia viene detto antieuropeista - ma non lo è - e il Movimento 3V viene detto antivaccinista - ma non lo è - .

Agendo democraticamente, il comitato organizzatore sta procedendo per vie legali contro la disinformazione che ha toccato l’incontro. Ma può non bastare, di fronte al terrorismo mediatico: dove sono, oggi, coloro che si mostravano nemici dell’incitamento all’odio?



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