I dati dell’ultima campagna archeologica presentano un’Hipponion ancora più unica nel suo genere

Si è portata a termine, mercoledì 28 maggio, un’ulteriore giornata di relazione con il pubblico da parte del neodirettore Michele Mazza, a capo del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia da solo un paio di mesi. Una conferenza stampa che di convegnistico ha avuto ben poco, lasciando intero spazio alla visita in situ (sul posto) e all’esame de visu (dal vivo). Novità importanti riguardano il sito delle Mura Greche, “cuore” culturale della città.
La parola agli esperti
L’apertura straordinaria delle Mura Greche, luogo archeologico fra i più studiati della città, si è presto tramutata in un felice raduno che ha chiamato a raccolta le personalità vibonesi maggiormente addentro alla cultura locale, dalle studiose e studiosi ai puri appassionati. In una radiosa atmosfera soleggiata, che ha premiato con una vista nitida e particolareggiata del sottostante golfo marino, la campagna di scavo marzo-aprile 2025 è stata debitamente illustrata da Fabrizio Mollo, docente di Archeologia classica presso il dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, attorniato da chi ha condotto le ricerche in prima persona nell’area.
Da sinistra in primo piano Michele Mazza e Fabrizio Mollo
«Abbiamo indagato le fasi più arcaiche delle costruzioni sulle quali ora stiamo camminando – ha detto Mollo – però la loro imponenza deve farci pensare a quanto timore e rispetto potevano incutere guardandole dall’esterno. Pensate che oggi abbiamo una percezione visiva in lontananza ridotta del 50% rispetto ai tempi antichi. Dunque realmente da quassù si disponeva di una visuale invidiabile su un pezzo significativo del mar Tirreno».
La geografia non tradisce mai: la Calabria è tutta un ponte riversato sulle acque, elemento che spiega la rilevanza allora assegnata al dominio talassico, preminente su quello di terra. D’accordo il direttore, che ha calcato la mano su una «Hipponion fortezza quasi inespugnabile, dalle mura ciclopiche e imperiture nei millenni. Le sorprese più interessanti potrebbero essere tuttora celate sotto i nostri piedi, anzi sotterrate al di là dei massi portati alla luce».
Responsabilità e valorizzazione
Maria Mallemace, dirigente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, si è lasciata andare esponendo ad alta voce i propri desiderata per il futuro non solo delle Mura Greche: «Che l’apertura non sia unicamente un atto simbolico, quanto l’avvio di un processo valorizzativo continuato nell’avvenire. Studiamo per approfondire il passato, ma avviciniamo la comunità per renderla custode del patrimonio ricevuto in eredità». Proprio il suo istituto ha infatti finanziato l’intervento, inserito nel progetto ArcheoVibo; era stata promessa l’archeologia pubblica a Vibo Valentia, con la restituzione passo passo dei risultati scientifici alla popolazione, e la parola è stata mantenuta.
L’operazione ha dissotterrato una porzione ancora più arcaica fra i 6 chilometri di muraglia, databile alla fine del VI secolo a. C.: eccezione assoluta per tecnica costruttiva e livello conservativo, tanto da obbligarci a volare verso la Grecia se con l’intenzione di scovare eventuali confronti diretti! Grazie a sondaggi mai eseguiti sinora, finalmente si è potuta attenzionare quella stratigrafia del monumento risalente al periodo in cui gli abitanti cominciavano a strutturarsi con una organizzazione urbana complessa. Dati cronologici inediti, che confermano un impegno economico non da poco per gli hipponiati: andava pur difeso, il porto tirrenico più importante. A noi il Mediterraneo ha riservato il possesso della maggiore cortina muraria difensiva, purtroppo ora apprezzabile in una esigua percentuale.
Imminente la riapertura del sito delle Mura Greche
Le nuove sequenze murarie, scansite con droni per la produzione di rilievi fotogrammetrici, saranno ammirabili da domenica 1 giugno per l’intera estate, su prenotazione, insieme con tutte le mura e l’area archeologica del Còfino: ogni giorno, alle 11 e alle 18, con partenza dal Castello svevo. Riappropriamocene.
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