Il dato originale pubblicato dall'Eurostat penalizza la regione, ma non così tanto. Era andata peggio nel 2012

Se ne è parlato ovunque. Con una media di 82,1 anni nel 2023, la nostra regione riserverebbe un’aspettativa di vita fra le peggiori in Italia. La notizia risale a una settimana fa, quando si è avuto l’ultimo aggiornamento del database. A un dovizioso esame dei fatti, tuttavia, si ricava che non tutto risulta essere così penalizzante; non per la Calabria.
La fonte del dato: Italia ed Europa
Scaturigine dell’informazione è Eurostat, collettore di dati grezzi e analisi statistiche per l’Unione europea. Basandosi su statistiche ufficiali disponibili sino al 2023, si sono studiate la mortalità e la speranza di vita nel continente, scoprendo che l’aspettativa di vita alla nascita è aumentata rapidamente in questo secolo grazie a diversi fattori: a mo’ di esempio, citiamo la riduzione della mortalità infantile, l’aumento del tenore di vita, il miglioramento degli stili di vita, un’istruzione maggiormente qualitativa, i progressi in medicina e assistenza sanitaria. Dagli anni Sessanta l’attesa di vita si è accresciuta mediamente di oltre 2 anni per decennio, indicatore tragicamente diminuito in 25 Paesi durante il 2020; avremmo solo nel 2023 recuperato con gli interessi, con una aspettativa pari o superiore al 2019 in 21 Stati. La Penisola non appartiene comunque al novero di tale casistica, avendo registrato un calo di 0,1 anni.
Numero di decessi e speranza di vita alla nascita sono due indicatori che procedono a braccetto, utili insieme per illustrare gli sviluppi delle esistenze umane. Dal 1962 al 2011, l’oscillazione della quantità di dipartite è stata tra 4,18 e 4,37 milioni, con in seguito un incremento costante fino al 2018; l’anno del Covid ci ha consegnato 5,18 milioni di decessi in Unione europea, saliti ancora successivamente con uno stop nel 2023 (4,86 milioni di persone morte).
La natura del dato: che cosa significa
Sul fronte dell’aspettativa di vita alla nascita, è necessario chiarire che non è sovrapponibile al concetto di età mediana alla morte: la prima indica la durata media della vita per gli individui a partire da un’età stabilita (la comparsa al mondo), calcolata sulla base della popolazione di appartenenza, ipotizzando che nel corso della loro esistenza sperimentino i rischi di morte rilevati nell’anno di riferimento; la seconda, invece, informando sull’età in cui il contingente iniziale di persone nate si dimezza, è di conseguenza l’età alla quale è più probabile venire a mancare in uno specifico luogo.
Per il 2023, con una ripresa che ha coinvolto ogni cittadina e cittadino dell’Unione, si è stimata una speranza di 81,4 anni, quasi un anno in più rispetto ai 12 mesi precedenti. Ma è dal 2002 che possiamo effettuare confronti, prima non tutte le Nazioni europee procedevano con detta raccolta di dati. L’aumento sino al 2019 era stato di ben 3,7 anni, con un decremento di 0,9 anni nell’annus horribilis e di un ulteriore 0,3 nel suo seguente. Ebbene, i documenti condivisi pubblicamente dall’ente europeo presentano tabelle estremamente chiare sulle varie regioni in cui si dipanano le terre del Vecchio Continente.
Il caso della Calabria e i veri numeri
È nero su bianco: secondo il dato attuale, in alcuni casi passibile di aggiustamenti nel divenire, da noi l’aspettativa è di 82,2 anni, un decimo di anno in più rispetto a quanto si è riportato in giro. Nelle scienze statistiche, a maggior ragione nell’àmbito della demografia, anche un decimo è dirimente ed è denso di significato. Nel 2023 abbiamo superato di 2 decimi il 2012 e per un solo decimo non abbiamo eguagliato il 2015. Addirittura talvolta si è letto 81,1, con un conseguente posizionamento inferiore ad altre regioni in realtà meno avvantaggiate della Calabria (Campania e Sicilia). Verifichiamo sempre qualsiasi notizia di pubblico rilievo.
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