Un tuffo negli abissi oceanici alla scoperta di animali esotici: un messaggio di rispetto per la natura vicina a noi

Quanto l’urgenza di rientrare in un sano contatto con il nostro pianeta sia sempre più impellente è sotto gli occhi di chiunque. Vano sarebbe qualunque tentativo di pretendere svolte epocali da chi in alto detiene il potere, se prima non ci si premura di educare le nuove generazioni.
Sconfinati sono gli strumenti didattici configurati in questi anni per sensibilizzare sull'argomento. A spiccare con una certa prorompenza notiamo, segnalato in numerosi studi pubblicati in letteratura scientifica, il film d’animazione – prodotto da Pixar Animation Studios e distribuito da The Walt Disney Company – ‘Alla ricerca di Nemo’.
Il lungometraggio ha costituito il tema trainante del laboratorio ‘Acqua in bocca!’, che mercoledì 24 luglio si è inserito nel ‘Biblio Summer Club’ del Sistema Bibliotecario Vibonese.
Anche le sue musiche particolarmente coinvolgenti hanno funto da colonna sonora mentre le bambine e i bambini, guidati dalle volontarie e dai volontari della biblioteca e del Servizio Civile, giocavano con cartoncini e colori per realizzare con le proprie mani un acquario a testa.
Uscita nel 2003, la pellicola narra le avventure del giovane e intraprendente pesce pagliaccio Nemo, prelevato dalla tropicale Grande Barriera Corallina australiana e trasferito nell’acquario di un dentista; Marlin, l’ansioso padre spaventato dall’oceano che vive rifugiato in una colonia di anemoni, e Dory, lo smemorato e ottimista pesce chirurgo blu, cercheranno di riportarlo a casa scoprendo alla fine di possedere qualità prima ignote.
Nemo ha sei anni, è figlio unico e una sua pinna è meno sviluppata dell’altra, è cioè atrofica: il suo nome in latino significa “nessuno”.
Dory, invece, è l’ospitalità e la socievolezza fatte a persona, chiacchierona all’inverosimile e mai indugiante quando si tratta di dare una mano: guai però a chiederle del suo passato, perché soffre di perdita di memoria a breve termine, tanto che a malapena riesce a ricordare come si chiama.
Ritagliati i personaggi da appendere con il nastro adesivo e preparata la carta crespa per simulare l’acqua, i bellissimi acquari già sistemati con la sabbia erano pronti per essere decorati a piacimento.
Per diverso tempo tale prodotto cinematografico è stato considerato come il tentativo meglio riuscito di rappresentare con il mezzo grafico la biodiversità, grazie al realismo che caratterizza le immagini e che è frutto di ricerche accurate senza precedenti, pur con alcuni errori; un ambiente mostrato con crudo realismo, vittima dell’azione distruttiva umana.
L’acquario del dentista, controparte dell’oceano, assurge a prigione di vetro per chi vi abita, simboleggiata dagli sgargianti oggetti in plastica: i pesci nati in cattività si presentano affetti da nevrosi.
La valenza educativa del cartoon sta nella messa in scena di una difficoltà fisica non stigmatizzata alla stregua di svantaggio sociale, con l’esemplificazione di comportamenti finalizzati al reciproco aiuto nell’accettazione delle diversità individuali. Significativo è, nondimeno, il ruolo non intenzionalmente malvagio dell’antagonista: Nemo viene pescato dal dentista ingenuamente convinto di salvarlo, sottraendolo dai pericoli del mare. Come a dire che pure l’ignoranza è foriera di danni al delicato equilibrio naturale. Volendo approfondire le implicazioni pedagogiche sul giovane pubblico, è possibile inoltre ritenere che le varie ambientazioni proposte siano utili a un’alfabetizzazione alla cultura del rischio, da quello indoor a quello outdoor.
Perdersi in mille parole, avendo di fronte individui così piccoli, a nulla sarebbe servito. Usando le mani e impegnando la mente in un’attività pratica, al contrario, ci si lascia trasportare da una vicinanza prossemica alla questione. E i concetti appresi non ci abbandoneranno neanche in futuro.




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