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domenica 20 settembre 2020

11 settembre, il complotto dei media






Se vuoi ridicolizzare chi problematizza una narrazione, svia l’attenzione su questioni secondarie e fingi di indagarle. Ti allontanerai così dalla questione iniziale!

Deve saperne qualcosa “Mamma Rai”, se lo scorso 11 settembre ha trasmesso sul secondo canale il documentario dal titolo “11/9 Verità, Bugie e Cospirazioni”, curato da Rai Documentari. Un reportage che nella presentazione promette di indagare sui dubbi che avvolgono quella giornata americana, ma che nel suo svolgimento si dimentica di farlo. La prima metà della trasmissione finge di porsi domande sulla verità riguardante gli attentati, grazie alle quali le posizioni non combacianti con la versione ufficiale vengono già obliquamente derise: possiamo fidarci, o si trattò di un “complotto internazionale” - come se fosse necessario il coinvolgimento di intere Nazioni - ? E attraverso la presentazione degli “autoproclamati paladini della verità”, persone che hanno sollevato dubbi, vengono sciorinate le cosiddette “teorie alternative”, in un gran calderone confusionario, frutto dello “scetticismo popolare”. La rete, afferma la voce fuori campo, “favorisce la diffusione di queste teorie”, e “dal 2001 le teorie complottiste sono state smentite dagli esperti”. Se le asserzioni precedenti potevano essere accettate, perché non smentibili, quest’ultima è invece certamente falsa. Proprio dal 2001, infatti, la narrazione comunemente accettata si è confermata non veritiera. Il documentario si appresta a tirare in ballo “una delle più diffuse riviste di ingegneria degli Stati Uniti, Popular Mechanics”, difensora della versione fornita dal governo; ma nulla si dice dell’organizzazione Architects & Engineers for 9/11 Truth, formata da migliaia di persone del mestiere, che con metodo scientifico hanno dimostrato l’impossibilità fisica del crollo delle Torri Gemelle a opera degli aerei di linea: la spiegazione tecnica più probabile è la demolizione controllata - identico discorso per il Wtc7 - . E piuttosto che esaminare i risultati degli studi portati avanti dal 9/11 Consensus Panel, la seconda metà del documentario si avventura nell’approfondimento degli errori commessi da chi doveva vigilare e dei tentativi di insabbiamento. In tal maniera, non viene spiegato che i cosiddetti dirottatori non erano saliti su quegli aerei e non erano in grado di compiere le manovre impossibili registrate, o che le telefonate di chi era a bordo non potevano essere effettuate da quei velivoli in quel momento, o che il Pentagono non poteva essere colpito da un Boeing in quel modo, o che a Shanksville non cadde alcun aereo.

Invece di far parlare i fatti, mostrando rispetto per coloro che vissero la tragedia, la trasmissione ha preferito complottare con ipotesi su cosa si nascondesse dietro gli attentati avvenuti. La messa in luce delle semplici questioni tecniche, incompatibili con la storia solitamente raccontata, è però più rilevante delle possibili questioni geopolitiche, sulle quali certezza scientifica mai può esserci.


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