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domenica 26 luglio 2020

L’ascensore maledetto: cosa dice davvero lo studio scientifico






Terrorista: quante volte al giorno sentivamo pronunciare questa parola fino allo scorso anno? Sembrava fosse riconosciuta da chiunque come la colpa del secolo, ma dovevamo ancora affrontare quella che da mesi chiamano “transizione alla nuova normalità”.

La persona asintomatica - rispetto a quale malanno, tuttavia, non è mai specificato - è la nuova figura untrice dei nostri tempi. Tanto che, quando il 15 luglio lessi sull’Huffington Post “Così un’asintomatica ha contagiato 71 persone prendendo un ascensore”, il puzzo di notizia farlocca non ha tardato a palesarsi. La ricerca scientifica cui si fa riferimento, pur mostrando un titolo concettualmente identico, non ne giustifica l’utilizzo a fini giornalistici. Mentre chi appartiene al mondo scientifico, infatti, possiede le competenze utili per leggere gli studi pubblicati, che quasi mai presentano dimostrazioni assolute, chi non ne fa parte rischia di assumere per certo dati che certi non sono. L’indicativo presente sfoggiato dall’articolista afferma una verità assente nello studio scientifico, ma addirittura non è quest’ultimo la sua fonte, come risulta evidente dall’informazione secondo cui il viaggio in ascensore della donna asintomatica sarebbe durato sessanta secondi. Dato, questo, apparso sin dai primi articoli battuti dopo circa una decina di giorni dalla pubblicazione della ricerca, e non presente in quest’ultima. Leggendo con attenzione il paper che imposta e rende pubblica la questione, e che al momento attuale è un semplice report della ricerca condotta non definitivo e suscettibile di modifiche, è già il primo capoverso a indicare l’interpretazione fornita come probabile, e non sicura. Al contrario di quanto si legge sul sito italiano, non è detto che il focolaio sia partito dalla donna asintomatica: lo stesso studio afferma che le prime cinque persone ipoteticamente infettate dalla donna, per via indiretta, non hanno seguito nei giorni precedenti un regime di quarantena - solo lei è stata tenuta a farlo, provenendo dagli Stati Uniti - . Semmai, non hanno frequentato luoghi a trasmissione sostenuta del Sars-Cov-2, secondo i dati utilizzati a riguardo. Il fulcro del problema è tuttavia un altro. La vicenda studiata è ambientata in piena epidemia primaverile, tra marzo e aprile, e difficilmente è attualizzabile ai giorni in cui se ne è data notizia, per non dire che è impossibile estenderla ai mesi futuri.

Di certo sappiamo che la ricostruzione esposta dal notiziario non consegna al pubblico la corretta chiave di lettura: se anche l’ipotesi epidemiologica in discussione fosse la più probabile, i risultati sarebbero utili semplicemente per comprendere le modalità specifiche di diffusione che hanno caratterizzato questo determinato virus nel periodo e nel luogo descritti. Nessun allarme in vista.


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