mercoledì 8 maggio 2024

Quando i liceali discutono sui prati di Hipponion

Visita guidata e storytelling d'autore al Museo Archeologico Vito Capialbi


Se, durante le vostre passeggiate vibonesi, dovesse capitarvi di imbattervi in qualche scolaresca di adolescenti intenti a godere le tracce archeologiche e architettoniche non cancellate dal tempo, sappiate che quasi sicuramente al loro timone troverete una docente intimamente dedita alle belle lettere e infaticabile nel corpo e nello spirito.

Il suo nome è ben noto nelle comunità di studiose e studiosi cui appartiene: epigrafista, dantista e scrittrice, ha persino ottenuto l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica. È un orgoglio tutto vibonese la professoressa Maria Concetta Preta, insegnante di Lettere presso il quadricentenario Liceo Classico Michele Morelli. Alle scuole italiane di oggi e a chi le dirige piace sempre più spesso riempirsi la bocca di vuoti paroloni che tanto sanno di ideologia e ben poco di concretezza, ma non mancano squillanti casi isolati di lavoratrici e lavoratori dediti con passione e abnegazione alla sapiente guida delle giovani generazioni. Va benissimo studiare fra i banchi il Latino e il Greco, ma è da casa propria che bisogna partire, specie se si è discendenti diretti della Magna Grecia! Ed è così che, per attuare il progetto di ‘Cittadinanza e Costituzione’, martedì 30 aprile ha accompagnato ragazze e ragazzi di primo superiore alla nuova mostra I prati di Kore. Storie di antiche donne “vibonesi”, visitabile al Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia fino al prossimo anno.


Il percorso si è avviato con un excursus sulla vicenda storica del Castello svevo-normanno, riattraversata ammirando dall’esterno le mura fortificate. Ruggero il Normanno, autore della prima torre speronata e disperato protagonista di tetre leggende popolari, fu anche colui che fece trasferire la cattedra episcopale dall’allora Vibona all’allora Mileto, sottraendo per sempre alla nostra terra un privilegio quasi naturale. Forse non fu un caso se il terremoto del 1783 distrusse proprio Mileto, lasciando intatta la torre nostrana. Di fronte al maniero voluto dallo stupor mundi Federico II di Svevia per ridare vita al borgo, Titti Preta ha declamato i versi autografi de La ballata di Diana Recco, intrattenendo il pubblico con una leggenda che sa trasmettere in sordina verità inconfessabili dalle cronache ufficiali: quello dei napoletani Pignatelli fu un infeudamento coatto contro la povera gente di Monteleone, eroicamente rappresentata da sette martiri trucidati ed esposti a mo’ di monito.


Giunto così il momento dedicato all’esposizione temporanea, si è scoperto che lo storico Strabone riteneva essere Hipponion la città in cui la fanciulla Kore fu rapita dallo zio Ade. Sconvolgente apprendere che lo scenario principe dell’annuale rinnovamento primaverile, simboleggiato dall’imperitura mitologia classica, è da millenni questo tanto bistrattato borgo del Sud. Rinomata in Antichità, Hipponion, per il rigoglìo della vegetazione e la fertilità dei terreni. Ce li immaginiamo i suoi prati, quando il rinascere della natura si esprimeva in mille colori e mille profumi, tra fiori sbocciati e alberi rinverditi. Quei Greci insediatisi sulle coste, lasciando l’entroterra ai nativi Bruzi, avevano riversato nella fantasia dei racconti un riscatto femminile immaginato e mai realizzato. Ce lo testimonia la selvatica Artemide all’ingresso, polemicamente vestita di un chitone medio e non lungo. O il busto della cosiddetta Messalina, modellato nella lucente roccia che gli Egizi riservavano alle statue più importanti.

I volti delle e degli studenti non mentivano. Tutti intenti a non perdersi nulla, pendendo dalle parole della docente: chi prendeva appunti, chi registrava la voce, chi scattava foto e chi incalzava con le domande. Insegnamento esperienziale e apprendimento partecipato fanno la didattica attiva.

martedì 7 maggio 2024

È risorto! Pasqua ortodossa a Vibo Valentia

Anche quest'anno l'antico rituale nel centro città


“Cristo è risorto!”, “E’ veramente risorto!”.

Chi si fosse trovato a passare per la Cerasarella, la sera di sabato 4 maggio, avrà con stupore sentito questo annuncio gridato dalla ben nutrita comunità ortodossa della città.


La gioia di chi testimonia la vittoria definitiva sulla morte e il prossimo ingresso nella beatitudine eterna. Una gioia incontenibile, accresciuta da una dura preparazione quaresimale nel digiuno e nell’astinenza.


I quaranta giorni della Grande Quaresima sono caratterizzati da astensioni significative, donate per amore a Dio Padre in forza del sacrificio del suo divino Figlio. Ancor prima che questa abbia inizio, nella settimana precedente si rimuovono dal proprio regime alimentare la carne e i suoi derivati, con la concessione di cibarsi di uova e latticini eccezionalmente anche di mercoledì e venerdì. Alla “Settimana dei latticini” seguono restrizioni più dure, fra cui 60 ore trascorse privandosi di qualsiasi alimento, e in base ai giorni si allontanano dalle tavole anche uova e latticini, oltre al vino e all’olio.


Sembrerebbero, dall’esterno, imposizioni ultradatate e troppo eccessive, tanto che non la totalità delle e dei fedeli riesce a seguirle tutte in maniera pedissequa. A vincere la ritrosia del corpo, segnato per l’intera esistenza in questa vita dalla macchia del peccato, è però la virtù della fede, esperienza costante del Paradiso sulla Terra. A guidare le celebrazioni, nella chiesa di Sant’Omobono, i protopresbiteri padre Vincenzo Lorizio – parrocchia di San Sofronio di Essex a Vibo Valentia – e padre Igor Shvetz – parrocchia dei Santi Boris e Gleb a Gioia Tauro – , entrambi chierici della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale.


Il luogo di culto, per l’occasione, è stato spogliato dei posti a sedere solitamente in mezzo alla navata: spazio a giovani e adulti convenuti con le proprie famiglie. Ciascuna di esse si è presentata deponendo con vivida devozione, ai piedi del presbiterio, i tradizionali cestini ricchi di tante prelibatezze e ricoperti di tessuti caratteristici. Ciò che più è mancato sotto i denti era ora pronto per essere benedetto al termine della liturgia e degustato nel festoso pranzo della domenica, dalle immancabili uova colorate ai dolci fatti in casa.


Le tre ore di preghiera si sono sapientemente sviluppate secondo un dinamismo che potrebbe richiamare i concitatissimi momenti successivi alla risurrezione. Dall’interno, una volta convenuti per il ritrovo, ci si è mossi all’esterno. E sul sagrato si è dato il primo annuncio dell’evento più epocale nella Storia. Rientrare in chiesa, simbolo della Gerusalemme celeste, ha significato così la sconfitta delle tenebre e l’attesa della prossima risurrezione dei corpi, stavolta gloriosi e incorruttibili.


Non si contano gli istanti in cui tra le sacre mura sono riecheggiate le grida “Cristo è risorto!” ed “E’ veramente risorto!”, contornate da continui incensamenti contro gli spiriti maligni e in memoria delle apparizioni che Gesù compì prima di ascendere al cielo. Gli attimi conclusivi, con in mano candele accese in onore della Luce discesa nel mondo e salvatrice dell’umanità, sono stati doverosamente dedicati allo scambio di auguri fraterni e sentiti.


Nella catechesi di San Giovanni Crisostomo, letta a un certo punto della serata, un messaggio di speranza cristiana che ciascuno è chiamato ad accogliere. Chi merita la ricompensa non tarderà a riceverla, che sia della prima o dell’ultima ora. La certezza della mercede non lascia adito a invidie personali: a ognuno spetta quanto gli era stato promesso. Non sta all’operaio sindacare sull’operato del padrone, quando Egli sa essere amorevole e misericordioso pure con il ritardatario.

sabato 4 maggio 2024

Quel sindaco di Vibo Valentia dimenticato

Il giusto riconoscimento a un nostro illustre antenato


Monteleonese autentico, degno discendente di una nobile famiglia da secoli impiantata in città. Quando il Regno di Napoli si trovò ad attraversare il Decennio francese, dal 1806 al 1815, fu sempre pronto ad assumere incarichi pubblici nella vita sociale e politica. D’altronde, la sua Monteleone era stata promossa a capoluogo della Calabria Ulteriore. Venuta la Restaurazione, subito la borghesia del tempo individuò in lui la miglior figura per guidare la comunità in quei tempi difficili. 1817-1819, due anni da sindaco; poi, il ritiro a vita privata per occuparsi dei soli studi.

Vibo Valentia deve a lui l’istituzione del Museo Archeologico Nazionale, impensabile senza l’apporto della sua attività decennale. E a lui è stata dedicata la conferenza di lunedì 29 aprile tenutasi presso la Libreria Cuori d’inchiostro, inaugurazione de ‘Il Maggio dei Libri’ che la libreria indipendente rivolge alla cittadinanza rispondendo all’invito nazionale lanciato dal Centro per il Libro e La Lettura. Fabrizio Mollo, docente di Archeologia classica all’Università degli Studi di Messina, ha avuto l’arduo compito di introdurre al pubblico il saggio Dal collezionismo alla storia: Vito Capialbi e i Brettii a Vibo Valentia scritto dall’archeologa Anna Maria Rotella, presente in una sala gremita.


Proprio Vito Capialbi è il protagonista di una vicenda più unica che rara per il nostro territorio, un personaggio che non ha eguali quanto a eclettismo ed erudizione. Il libro rimuove la patina ingiallita che luoghi comuni su luoghi comuni gli avevano imprudentemente affibbiato. Era sì un abile e scaltro collezionista, con un fiuto innato per gli affari al pari di altri suoi colleghi, figli del gusto romantico per le antichità piacevoli secondo l’estetica.

Egli però seppe aggiungere una competenza scientifica talora in contrasto con il mestiere per cui era rinomato. Perché mai avrebbe dovuto aggiungere alla raccolta pezzi frammentati e non restaurati, sgradevoli alla vista e neppure ripuliti dal terriccio? Risulta lampante come il suo fosse un interesse al di là della mera mercanzia. Sotto Monteleone c’erano altri mondi da rinvigorire e nessun altro lo avrebbe sostituito, qualora si fosse tirato indietro. Il conte seppe interpretare il titolo nobiliare responsabilizzandosi nei confronti della città: da archeologo de facto si recava personalmente nei cantieri più significativi e seguiva maniacalmente i lavori, documentandoli su appositi taccuini e assicurandosi che le nuove costruzioni non intaccassero le vestigia sepolte. I suoi scavi non avevano l’obiettivo di rinvenire tesori preziosi, bensì di ricavare più dati possibili sui tempi andati.


Composto in ben un anno e mezzo, il testo è uno dei primi a ricostruire il volto archeologico di Vibo Valentia e dintorni, abitata senza soluzione di continuità fin dalla Preistoria. Il suo porto era uno dei più strategici nel Mediterraneo, nonostante oggi gli 800 chilometri di costa in regione siano secondari rispetto all’entroterra. Eravamo il centro del Mare Magnum, da vicino il presente cimitero si controllava la via istmica più stretta d’Italia, dall’attuale affaccio del Parco delle Rimembranze si intravedono isole dalla Campania alla Sicilia, il nostro centro storico è il maggiormente invidiato della Calabria e, per non bastare, da noi nacque il primo museo lapidario italiano.

Verrebbe da chiedersi dove sia finito l’orgoglio di appartenere a questa terra. Millenni di maltrattamenti, dai Romani che ci chiamarono “Brutti” alle voci infondate che ci volevano omicidi di Gesù Cristo, ci hanno fatto perdere un senso di appartenenza che dovrebbe essere innato. Questo, almeno, a sentire i frutti della miglior tradizione antropologica al mondo. Che è calabrese, per inciso. La scommessa sta nel conoscere le radici: ciò che non si sa, non può piacere.

martedì 30 aprile 2024

Se le donne restano al Sud: il nostro futuro

Al centro della conferenza il riscatto di eroine passate e presenti


Costretta a scontare la colpa della madre. Sfortunata, sottomessa ma coraggiosamente determinata. Ad Andromeda è dedicata la rassegna letteraria promossa dall’Associazione Storico Culturale “Libertas” in occasione de ‘Il Maggio dei Libri’, iniziativa che il Centro per il Libro e La Lettura propone ogni anno in Italia e all’estero quale mezzo per raggiungere quelle lettrici e lettori mancati.

Nei tempi descritti come patriarcali, riportare alla mente l’antico matriarcato imperante anche sul nostro territorio si fa quasi rivoluzionario. Non solo l’adorazione della Grande Madre di memoria preistorica, ma pure la magnogreca Locri Epizefiri sembra vantare un primato significativo: parte della tradizione storiografica moderna ce la descrive in mano alle donne. E chissà se queste condividevano, magari alla lontana, gli stessi sentimenti di chi nel terzo millennio avverte sopraffazioni e soprusi a opera di un potere – il più delle volte – maschile. Forse no, proprio l’uomo infatti si può rivelare nel mito il loro salvatore. L’associazione tropeana, abituata ad attingere dalla classicità, stavolta ha optato per l’eroina etiope figlia di una ninfa colpevole di superbia: incatenata a una rupe, straziata da un mostro marino, fu Perseo a liberarla cavalcando il cavallo alato Pegaso. Storie di catene e liberazioni, ieri e oggi.


L’inaugurazione letteraria della rassegna è spettata, domenica 28 aprile nella chiesa di San Giuseppe a Tropea, alla docente Titti Preta – autrice del saggio Le donne sono isole – e alla giornalista Daniela Rabia – autrice del romanzo Il lato sbagliato della porta – . Il direttore artistico di Libertas Dario Godano e la direttrice del Salotto Artistico Letterario “Il Giardino di Persefone” Lina Del Mastro hanno introdotto e moderato l’incontro, partecipato anche dialetticamente dal pubblico. A come Andromeda è il titolo del testo che Titti Preta ha letto in apertura, da buon auspicio per l’intera kermesse. Ed è il nome della fanciulla a tradire il destino che la attende, colei che signoreggia “sugli uomini” o “come gli uomini”, attuatosi con il matrimonio tra lei e il suo salvatore. Consorte di un re, finalmente in condizioni di autogovernarsi; come gli uomini. Un’autodeterminazione che oggi non prescinde dall’indipendenza economica. Siamo nell’era in cui solo a 50 anni una donna, Daniela Rabia, riesce a ottenere un contratto di lavoro stabile dopo decenni di precariato e notti trascorse insonni per paura di dover rinunciare alle proprie radici, espatriando dalla Calabria.


L’Ilaria protagonista del romanzo, descritta in un monologo recensorio a opera di Titti Preta intitolato Resistenze e restanze al femminile, è nostalgia del presente incarnata. Basta rimuginare su un passato di fatiche o su un futuro di ansie, viviamo il “qui e ora” e alleggeriamoci l’anima. Se poi ci capiterà di aprire “il lato sbagliato della porta”, poco importa; si va avanti con le successive esperienze. Guai però a sperare nelle donne che si autoriscattano a vicenda! Il catalogo di figure femminili della mitologia greca e della Storia romana, stilato dalla docente nel proprio libro, tratta fra l’altro la vicenda delle abitanti di Lemno, a monito della società: le sorellanze vanno sempre a dissolversi.

La questione femminile potrebbe così inquadrarsi. La donna è naturalmente genitrice, sia in termini biologici sia a livello sociale. Educa la prole da millenni e ciò le conferisce un potere quanto mai esclusivo, se non persino pericoloso per l’establishment maschile. E’ il motore delle civiltà e, talvolta, la peggior nemica delle altre donne. Senza le invidiose Nereidi, mai Andromeda avrebbe sofferto così tanto. Da slogan del programma, “la bellezza resiste e risplende sul male”.

mercoledì 10 aprile 2024

False credenze sotto la lente della scienza. Caccia agli errori nei materiali didattici

Abstract
Le nostre vite sono intrise di convinzioni sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli. Non sono propriamente le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti, ma si tratta piuttosto di credenze la cui falsità è stata dimostrata, e che non presentano alcuna discussione in merito. Ciò emerge anche nei materiali didattici usati a scuola. Il contributo ne illustra alcuni esempi.

Le nostre vite sono intrise di convinzioni sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli. Non sono propriamente le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti, ma si tratta piuttosto di credenze la cui falsità è stata dimostrata, e che non presentano alcuna discussione in merito.
Per un anno chi scrive ha condotto un’indagine che ha analizzato le miscredenze più diffuse nella narrazione quotidiana presenti anche a scuola, sottoponendo al vaglio circa un centinaio tra recenti libri cartacei e documenti digitali pubblicamente reperibili in rete per il primo ciclo di istruzione, su cui è stata focalizzata l’attenzione insieme a persone esperte per ciascuna misconcezione scoperta, opportunamente interpellate e coinvolte nello studio, pubblicato integralmente nel libro L’acqua è blu ma non a scuola edito da Vertigo Edizioni. Con queste persone è stata valutata l’adeguatezza educativa degli argomenti interessati e le attuali modalità di presentazione nei programmi scolastici, fornendo inoltre suggerimenti basati sull’esperienza onde evitare l’involontario perpetuarsi di tali errati cliché. Per il recupero dei libri di testo, talvolta ancor prima della loro adozione in classe, si ringraziano le seguenti realtà ferraresi: l’Istituto Comprensivo Alda Costa, il Doposcuola di Santo Spirito e il Gruppo Scout Ferrara 3.
Per ognuno dei dieci temi attenzionati nella ricerca è stata ricostruita la storia della diffusione e della smentita scientifica. A titolo di esempio sulle credenze esaminate, si citeranno in questo contributo quelle relative alle abitazioni preistoriche e all’evoluzione lineare.
Riguardo gli insediamenti preistorici, oggi il quadro appare piuttosto chiaro (Guidi, 2002): durante l’Età della Pietra i luoghi per proteggersi più utilizzati erano i rifugi naturali, eravamo ancora nomadi e di tanto in tanto ci servivamo delle caverne senza però farne delle abitazioni permanenti; al loro interno svolgevamo principalmente attività religiose, ludiche e di sepoltura, mentre per vivere costruivamo soprattutto capanne (Otte, 2012). Tutti gli esseri viventi oggi presenti sul nostro pianeta sono però frutto di un processo evolutivo (Pievani, 2010): si indica così un qualsiasi tipo di cambiamento degli organismi nel corso delle generazioni, sia morfologico sia comportamentale, non già un necessario miglioramento o progresso orientato a una versione più intelligente e avanzata dell’organismo stesso (Tuniz et al., 2013); non esiste cioè una linea univoca di ascendenza-discendenza (Consigliere, 2018). Lo stereotipo che vede i nostri antenati come cavernicoli sembra difficile da estirpare e anche a scuola molte sono le imprecisioni quando il tema da studiare è la loro vita quotidiana. Secondo l’antropologo Marco Peresani, la presenza di questo argomento nei programmi di scuola primaria e secondaria di primo grado è senza dubbio adatta, non solo perché permette di capire che l’essere umano non è sempre stato così come è oggi, ma anche per il fatto che venire a sapere di un’altra umanità che viveva insieme a noi fino a qualche decina di migliaia di anni fa può essere utile per avere uno sguardo diverso nei confronti di chi ci sta attorno, nei confronti delle nostre abitudini e in ultima istanza nei confronti della stessa natura e della nostra Terra. Per soddisfare l’argomento si dovrebbe partire innanzitutto dai dati legati al clima e all’ambiente: è stata questa la nostra forza di adattamento che ci ha permesso di diffonderci su tutto il pianeta, e anche sottolineare il susseguirsi di periodi climatici diversi nella nostra storia, come le varie ere glaciali, può essere utile a comprendere la continua trasformazione a cui è sottoposta la Terra. Inoltre si debbono sottolineare non solo le nostre caratteristiche, ma anche quelle dell’altra grande specie, i Neanderthal, diversi da noi per alcuni aspetti, ma sorprendentemente simili per altri. Purtroppo la storiella delle caverne è molto complessa da correggere, tuttavia i risultati migliori per la comprensione dei nostri antenati si hanno nel momento in cui ci si avvicina sul serio ai resti che loro ci hanno lasciato, quando cioè, per esempio, si entra realmente nelle grotte da loro affrescate, o ci si reca a visitare i musei limitrofi, che al giorno d’oggi, grazie alle nuove tecnologie, permettono di fare un viaggio nel tempo e comprendere a fondo come era la vita migliaia di anni fa. Le classi che vengono portate fuori dalle loro aule in queste occasioni rispondono sempre bene a tali stimoli, è un’emozione calpestare questi suoli ricchi di storia e di arte. Esistono ormai numerosissimi volumi divulgativi sull’argomento, da preferire rispetto alle informazioni che circolano in rete, perché spesso e volentieri sono errate e pertanto assolutamente non adatte per essere utilizzate nel contesto scuola. Anche per le persone più giovani esistono risorse e libri che raccontano questa storia in maniera semplice e affidabile. In qualsiasi caso, però, è consigliabile prediligere soprattutto gli studi effettuati da chi materialmente si reca nei luoghi per scavare e tirare fuori i reperti archeologici, senza affidarsi troppo a chi invece scrive libri da casa sua e non ha un contatto diretto con gli oggetti e le analisi. Capita, infatti, di trovare parecchie imprecisioni in testi del genere, smentite da ritrovamenti e studi recenti.
Affacciarsi al tema dell’evoluzione, e in special modo afferrarne il meccanismo, può essere tutt’altro che immediato e scontato. Esistono vari materiali, utilizzabili a scuola, molto validi, in grado di dimostrare questo assunto. Per di più, attualmente nei primi anni della primaria si tende a incrociare alcuni argomenti di storia e scienze prima di iniziare a parlare delle civiltà del passato, e dunque proprio l’evoluzione è fondamentale per comprendere le origini non solo di ogni essere vivente ma specialmente nostre. Bisognerebbe aver chiaro e far capire che abbiamo di fronte due ordini diversi di dati a nostra disposizione: un primo livello è costituito dalle informazioni paleontologiche, cioè oggetti fisici recuperati e analizzabili; il secondo invece, che è successivo, consta di tutte quelle interpretazioni antropologiche che derivano dai dati primari, ma che allo stesso tempo li superano. In quest’ultimo caso, pertanto, c’è da prestare attenzione, poiché tali rappresentazioni possono essere sia vere sia false, ma in qualunque caso non sono certe. Francamente non si riesce a capire, comunque, come mai ancora oggi nei libri di scuola siano presenti approcci abbandonati dalla comunità scientifica oramai da decenni.
L’impegno nell’informazione e nell’educazione delle giovani generazioni può davvero fare la differenza. Divulgare correttamente contenuti scientifici a tutti gli strati della società non solo è possibile, ma è doveroso, se si vuole attuare un’auspicabile partecipazione democratica in grado di prendere decisioni opportune e sensate, supportate da una solida conoscenza e consapevolezza.
Forniamo ai bambini e ai ragazzi che guidiamo con la nostra educazione gli strumenti per vivere una cittadinanza attiva. Se non siamo noi in prima persona a verificare le informazioni che consegniamo, possiamo forse pretendere che siano loro a farlo al posto nostro?

Riferimenti
Guidi, A. (2002). L’archeologia preistorica e protostorica. In Il Mondo dell’Archeologia. Treccani.
Otte, M. (2012). The management of space during the Paleolithic. Quaternary International, 247.
Pievani, T. (2010). La teoria dell’evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica. Il Mulino.
[Accesso 08.06.18].
Tuniz, C., Manzi, G., & Caramelli, D. (2013). La scienza delle nostre origini. Laterza.

IC Serrastretta. Disponibile su:

venerdì 22 dicembre 2023

Recensione di Maria Concetta Preta

T. Preta legge “L’acqua e blu, ma non a scuola” di Ivan Fiorillo

Lo spirito di U. Eco nell’opera di Ivan Fiorillo

Che Umberto Eco possedesse uno spiccato spirito umoristico lo si sapeva da tempo.
Dall’epoca di Diario minimo (1963) era evidente che in lui, oltre al raffinato intellettuale membro del Gruppo 63, c’era anche uno scrittore comico: la comicità generata dal paradosso. La menzogna l’ha affascinato così a lungo da farlo diventare un grande esperto. La menzogna e il falso sono state due delle attrazioni compulsive più coltivate da Eco nella forma bibliografica. Un tema e un motivo che sta alla base della sua stessa semiotica: il segno, dice nel suo Trattato di semiotica generale, serve prima di tutto per mentire; oltre che per rendere presente ciò che è assente.

Il giovane autore che vi presento brevemente nel mio blog letterario è Ivan Fiorillo, autore de “L’acqua è blu, ma non a scuola”.

Vediamo prima chi è il nostro Autore.

Ivan Fiorillo nasce a Vibo Valentia il 15 luglio 1996. Nel 2015 si diploma al Liceo Ginnasio Morelli di Vibo Valentia. Nel 2018 si laurea in ‘Scienze e tecnologie della comunicazione’, facoltà di ‘Lettere e filosofia’, dipartimento di ‘Studi umanistici’, presso l’Università di Ferrara ‘Ex labore fructus’, con una tesi in ‘Nuovi media per la didattica’ e pubblica per Gedi - Gruppo Editoriale - il libro ‘L’acqua è blu, ma non a scuola. False credenze tra nuovi media e materiali didattici’, riedito nel 2021 da Vertigo Edizioni. Dal 2019 collabora, in qualità di divulgatore, con il gruppo di ricerca universitario Paleoresearch. Nel 2020 si laurea in ‘Quaternario, Preistoria e archeologia’, percorso di ‘Archeologia’, facoltà di ‘Scienze matematiche, fisiche e naturali’, dipartimento di ‘Studi umanistici’, interfacoltà con Modena e Reggio Emilia, Trento e Verona, presso l’Università di Ferrara ‘Ex labore fructus’, con una tesi in ‘Cronologia e culture del Paleolitico’ e conduce ‘Lo Scettico’, il primo e unico spazio informativo e scientifico che settimanalmente, grazie alle segnalazioni degli utenti, ha smentito notizie false diffuse dai grandi media, contribuendo a fargli superare le 30.000 visualizzazioni su YouTube e i 30.000 follower sui social. Dal 2017 al 2020 svolge i ruoli di collaboratore, articolista e inviato presso la Redazione del quotidiano Ferraraitalia, pubblicando pezzi fra i più letti e condivisi. Dal 2019 al 2020 lavora per promuovere la collezione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara e dell’Abbazia di Pomposa, facendo registrare una crescita vertiginosa nelle interazioni sul Web. Nel 2021, in qualità di ideatore e autore, deposita presso la Siae - Società Italiana Autori Editori - il format televisivo di informazione scientifica sul Paleolitico ‘PaleoNews - Notizie dal Paleolitico’, con Marco Peresani come curatore e ambientato a Ferrara e si brevetta come educatore a livello internazionale. Nel 2022 si masterizza in ‘Gestione dei beni culturali’, facoltà di ‘Ambiente costruito’, dipartimento di ‘Conservazione e patrimonio costruito’, presso l’Università di Roma ‘Link Campus University’, con un progetto in ‘Tutela del patrimonio paesaggistico’ e, in qualità di ideatore, autore e conduttore, deposita presso la Siae - Società Italiana Autori Editori - il format televisivo di divulgazione scientifica a 360 gradi ‘ZoomWorld - Ingrandimenti di un piccolo pianeta’. Dal 2021 al 2022 conduce il miglior canale italiano di ‘Scienza e tecnologia’ su Twitch, ‘PodcastFiore’, il primo e unico prodotto a mostrare il backstage della divulgazione con decine di ospiti anche internazionali - circa 300.000 visualizzazioni per quasi 300 puntate e più di 2.000 ore di diretta con un centinaio di abbonamenti mensili; tuttora attivo come podcast, su Spotify ha pubblicato il 97% in più di contenuti rispetto agli altri del settore e rientra nel top 5% dei più condivisi al mondo - . Nel 2023, in qualità di ideatore, autore e conduttore, deposita presso la Siae - Società Italiana Autori Editori - il format televisivo di comunicazione scientifica sulle scoperte e invenzioni italiane ‘Cerca Trova - Scoperte e invenzioni’. Dal 2022 al 2023, da ricercatore indipendente, collabora con studiose e studiosi appartenenti a diversi Atenei per recuperare materiale documentario raro in biblioteche altamente specializzate e stende 12 lavori scientifici su altrettante ricerche condotte contemporaneamente in prima persona e sempre sul campo.

L’acqua è blu, ma non a scuola è un saggio divulgativo che intende mettere in luce e smantellare le false credenze, così comuni nel nostro immaginario, descrivendole con rigore e smentendole scientificamente, e ne viene analizzata la diffusione attraverso i new media. Solo con una verifica metodica, infatti, è possibile mettere alla prova le nostre conoscenze, anche quelle più radicate. Particolare attenzione è dedicata nel testo al mondo della scuola, mettendo alla prova i materiali didattici su cui studiano oggi le cittadine e i cittadini di domani. Infatti l’A. analizza libri di testo e documenti digitali recenti, alla ricerca delle false credenze tra i banchi di scuola (da qui il provocatorio titolo!). Con una persona esperta nella materia, si analizzano i risultati e ci si interroga su come confezionare correttamente le stesse informazioni, visionando il materiale raccolto nell’appendice, dove si trovano i documenti cartacei e a seguire quelli online. Così chiosa Ivan: “Siamo responsabili del mondo futuro, abbiamo in mano l’educazione di coloro che reggeranno le sorti dell’umanità – e non sono parole ardite. Cosa stiamo loro insegnando?

Il libro è stato presentato alla Festa della Scrittura-II edizione – ideata e condotta dalla prof.ssa M. Concetta Preta nell’Aula Magna “Carlo Diano” del Liceo Classico M. Morelli di Vibo Valentia il 6 giugno 2023. Tra i momenti salienti della manifestazione, proprio l’intervista a Ivan Fiorillo. In tale contesto, i ragazzi si sono confrontati con l’autore in merito alla comunicazione contemporanea, le bufale o fake news, la menzogna tacciata per verità, le false credenze e i miti da sfatare, passando dallo scetticismo greco antico di Luciano di Samosata alla semiologia postmoderna di Umberto Eco.

domenica 24 settembre 2023

Recensione di Zoom24

Un successo, nella libreria vibonese "Cuori d'inchiostro", la presentazione del libro di Ivan Fiorillo

Era stracolma la saletta della libreria indipendente “Cuori d’inchiostro”, per la presentazione del libro “L’acqua è blu ma non a scuola”; l’autore, il giovane comunicatore e archeologo vibonese Ivan Fiorillo, ha conversato con Francesca Griffo, la curatrice della rassegna di presentazioni della libreria, e Gernando Marasco, noto docente di una scuola secondaria di Primo grado del capoluogo.

Che l’acqua sia incolore è una credenza sbagliata, purtroppo veicolata anche nei testi scolastici e nella didattica; nel libro di Fiorillo, un testo scientifico-divulgativo ricco di contenuti e di dati ma scritto in forma scorrevole, si parla di questo e non solo. Le nostre vite sono intrise di convinzioni in realtà sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli. Non sono propriamente le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti; si tratta piuttosto di credenze la cui falsità è stata dimostrata e che non presentano alcuna discussione in merito.

Con la collaborazione di esperti e scienziati intervistati nel libro, vengono analizzate e confutate alcune miscredenze diffuse nella narrazione quotidiana, anche nel mondo dell’educazione,suddivise in innocue e pericolose; resta da capire perché continuino ugualmente a diffondersi… Forse grazie ai nuovi social-media?…

martedì 19 settembre 2023

Recensione di The Dailycases

Il ventiseienne vibonese Ivan Fiorillo e il suo libro rivelazione

“L’acqua è blu, ma non a scuola” di Ivan Fiorillo a “Un libro al mese. Visti da Vicino”. Un libro pieno di risposte che incuriosisce e scuote.

Vibo Valentia Capitale Italiana del libro 2021, ospita un giovane figlio, Ivan Fiorillo, autore di un testo intrigante, L’acqua è blu, ma non a scuola.

L’ introduzione emozionata è di Concetta Silvia Patrizia Marzano, presidente dell’associazione organizzatrice “L’Isola che non c’è”. Parla di un ragazzo, l’autore, presenza costante in associazione fino a quando impegni di istruzione e lavoro non lo hanno portato altrove.

L’assessore alla cultura Daniela Rotino Araneo, nei saluti di rito, manifesta l’orgoglio della città e la sua curiosità per il libro.

La parola va al professore Giuseppe Pagnotta, consigliere dell’associazione che conduce la presentazione. Dell’autore mette in evidenza sensibilità e attenzione, la passione per l’ approfondimento di ogni argomento.

Laureato in scienze e tecnologie della comunicazione, Ivan prosegue gli studi universitari.

Si laurea in Quaternario Preistoria ed Archeologia a Ferrara e attualmente frequenta un master in Gestione dei beni culturali e gestisce un podcast.

Dopo un breve scambio di battute con l’autore, il professore legge parte del rapporto Censis sulla situazione sociale del paese. Dati preoccupanti che rendono di estrema importanza gli studi di Ivan Fiorillo, ha sottolineato, poiché nostre vite sono intrise di convinzioni in realtà sbagliate.

False conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli.

Il lavoro di Ivan rivela le miscredenze più diffuse, dal momento della nascita a quello della smentita.

Convinzioni innocue, ma anche pericolose, di cui non si comprende la continua a diffusione.

Il dialogo tra il professor Pagnotta e Ivan Fiorillo si è sofferma sul mondo dell’istruzione e dell’educazione. Ivan racconta del suo lavoro di ricerca su materiali didattici cartacei e digitali.

Un primo risultato, dice, è arrivato proprio dai libri di scuola nei quali errate convinzioni continuano a essere presenti. Nella parte conclusiva del volume, ogni misconcezione scoperta è stata analizzata insieme a esperti del settore.

Una disamina attenta e precisa, quella del professore Pagnotta, che si è conclusa con la domanda su una delle convinzioni analizzate, “ma insomma l’acqua di che colore è?”

Ivan ha spiegato che è stato dimostrato che l’acqua è blu e che trasparenza che noi vediamo è data dalla bassa concentrazione delle molecole. Eppure a scuola si insegna che l’acqua è incolore, inodore, insapore. Inutile, ha detto, sottolinearlo alle case editrici che lo riportano nei loro libri.

Tra i numerosi interventi anche quello del vice sindaco Domenico Primerano.

Recensione de L' Isola che non c'è

Un gruppo di scienziati ha dimostrato che l’acqua è blu. La trasparenza che noi vediamo è data dalla bassa concentrazione delle molecole. Eppure a scuola continuano ad insegnare che l’acqua è incolore, inodore, insapore.

Le nostre vite sono intrise di convinzioni in realtà sbagliate, false conoscenze su cui non abbiamo mai riflettuto e delle quali non siamo neppure consapevoli.

Non sono le fake news o le teorie del complotto, notizie e opinioni non verificate o attorno alle quali esistono posizioni differenti, ma proprio quelle non discusse di cui la falsità è dimostrata.

Delimitato il campo di indagine, ecco l’analisi delle miscredenze più diffuse nella narrazione quotidiana, suddivise in innocue e pericolose.

Individuato il momento della nascita lo step successivo è stato trovare quello della smentita.

Cercare di capire il perché queste, continuano ugualmente a diffondersi, soprattutto grazie ai nuovi media è il nuovo passo.

Infine, un focus sul mondo dell’educazione, per comprendere quanto esse continuino a essere presenti anche a scuola, per il tramite dei materiali didattici cartacei e digitali, che analizza insieme a persone esperte per ciascuna misconcezione scoperta.

La presentazione

L’acqua è blu, ma non a scuola, è il titolo del libro scritto da Ivan Fiorillo. La nostra presidente, Concetta Silvia Patrizia Marzano, ha presentato con emozione Ivan che, ancora minorenne, frequentava la nostra associazione.

Un ragazzo sensibilissimo ed attento che ama approfondire ogni argomento, come ampiamente evidenziato alla fine della presentazione dai numerosi suoi ex insegnanti presenti in sala.

Nei saluti di rito, affidati all’assessore alla cultura, Daniela Rotino ha sottolineato il suo desiderio di essere presente per ascoltare un giovane della nostra città, che le ha fatto superare tutte le difficoltà della giornata.

La parola è stata affidata quindi al professore Giuseppe Pagnotta, componente del nostro direttivo in qualità di consigliere.

La sua disamina è stata attenta e quantomai precisa. Partito dall’ analisi del rapporto Censis sulla situazione sociale del paese, ha evidenziato le convinzioni degli italiani che per percentuali sono preoccupanti…

Alcuni interventi dal pubblico al termine della serata, anche del vice sindaco Domenico Primerano, nella quale a ritirare la pergamena che consegniamo ad autori e relatori è stato il padre di Ivan Fiorillo.

Intervista per Vertigo Edizioni

L’acqua è blu ma non a scuola’ è il libro di Ivan Fiorillo edito da Vertigo Edizioni.

Si parla di fake news, di teorie complottiste, di verifica delle notizie in questo libro in cui l’autore compie un’analisi delle miscredenze più diffuse nella narrazione quotidiana.

Noi di Vertigo Edizioni abbiamo intervistato Fiorillo per conoscere di più lui, il suo rapporto con la scrittura e i retroscena del suo libro.

Riportiamo di seguito l’intervista a Ivan Fiorillo.

E’ possibile imparare a individuare le fake news?

Non solo è possibile, ma diventa sempre più necessario nel mondo che si sta affacciando al post-Covid. I dati dimostrano che la stragrande maggioranza della nostra popolazione non è in grado di gestirsi autonomamente nella ricerca di notizie e nello studio di fatti controversi. Il punto di inizio è il dubbio: solo attraverso una sana curiosità si entra nella facoltà di interrogarsi su ciò che succede. Ma questo non basta, in quanto l’infosfera è ricca di insidie e inganni, che possiamo rifuggire analizzando le fonti. Approfondendo ciascuna affermazione riportata in un testo e verificandone l’affidabilità nei termini in cui viene presentata, saremo in grado di stabilire la serietà di chi condivide contenuti, al di là della sua ufficialità – i fatti certi e indiscutibili devono essere mostrati come tali, quelli incerti e discussi vanno piuttosto indicati nella loro problematicità – . Chi disinforma per malafede non rifiuta l’utilizzo di tecniche manipolatorie ben note a chi studia la comunicazione. E pur essendo state messe in pratica in maniera estremamente visibile durante questo periodo di sindemia, poche persone, ahimè, le hanno scavalcate trovando una maggiore forza dalle debolezze di un sistema che sta per crollare.

Come ha scelto il titolo del suo libro?

Inizialmente, la mia tesi di laurea si intitolava “False credenze tra nuovi media e materiali didattici”. Poche parole che racchiudevano a pieno la ricerca che porto avanti in queste pagine, eppure non ne ero pienamente soddisfatto, soprattutto perché nel frattempo io e la mia relatrice, la pedagogista Loredana La Vecchia, avevamo deciso di pubblicare l’intero testo, essendo uno studio totalmente innovativo e mai prima d’ora realizzato. Mi sforzai dunque di catturare più efficacemente quanto di più sorprendente fosse contenuto all’interno del futuro libro. E trovai la quadra! Presi spunto dalla prima falsa credenza, fra tutte quelle che selezionai insieme alle persone esperte contattate, che smonto scientificamente, la più incredibile e impensabile: il colore dell’acqua. Ma non era sufficiente, poiché racchiudeva solo un aspetto della ricerca, le misconcezioni della vita quotidiana. Mancava l’elemento del mondo educativo, e non fu difficile legarlo all’intuizione precedente. Nacque così “L’acqua è blu, ma non a scuola”, non un titolo criptico o evocativo, ma vero alla lettera: l’acqua è fisicamente blu, ma non a scuola, dove invece spesso si insegna qualcos’altro. E per spiegare ancora meglio il contenuto del libro, senza necessariamente dover leggere la quarta di copertina, usai il vecchio titolo come nuovo sottotitolo.

Quale messaggio vuole lasciare con il suo libro?

Il mio libro è una ferocissima denuncia, documentata in un testo scientifico referato e discusso presso l’Università degli Studi di Ferrara, contro l’attuale universo dell’informazione e dell’educazione. Il giornalismo ha abdicato alla propria funzione originaria di controllo del potere e la scuola ha rinunciato al proprio incarico costituzionale di formazione delle coscienze. La prima edizione del libro, in autopubblicazione ufficiale, uscì nel 2018, e questo configura una questione: siccome generalmente gli appartenenti a una comunità professionale sono tenuti a rimanere aggiornati sulle ultime novità, dovremmo aspettarci, in un mondo ideale, che i miei colleghi operatori della comunicazione monitorino costantemente le ultime uscite in libreria, attraverso i cataloghi annuali delle nuove pubblicazioni. Il mio testo, il cui oggetto risulta evidente dalla presentazione, avrebbe dovuto essere letto dai giornalisti, considerando che per la prima volta ho mostrato, con esempi, le differenze tra bufale, fake news, teorie del complotto, bugie mediatiche e leggende metropolitane. Sono tuttavia portato a credere che ciò non sia avvenuto, visto che addirittura l’informazione non corretta è a dismisura aumentata nell’ultimo periodo, oppure semplicemente si è fatto finta di nulla, con la grave conseguenza di non portare alla luce la vergognosa trasmissione di concetti errati sin dalla prima elementare.

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?

Ogni nuova esperienza di scrittura, per me, è come un viaggio alla ricerca della conoscenza. La prima cosa è individuare l’argomento, e per farlo parto da una domanda, una domanda che pone un quesito e alla quale non è ancora stata trovata una risposta. Perché mai, infatti, dovrei ripetere un qualcosa già esaminato da altri? Poi è il momento di decidere il percorso logico da affrontare, per strutturare in maniera sensata lo studio che si intraprende e presentarlo nel miglior modo possibile a tutti i tipi di pubblico. Giungo così alla raccolta del materiale, che mi vede necessariamente spostarmi dal mio abituale posto di lavoro, per recarmi nei luoghi coinvolti dalla mia analisi e conoscere personalità di spicco nei settori trattati. E’ di certo la fase più dilatata e impegnativa, e non raramente ci si scontra con problemi burocratici o di altra natura. Quando inizio a scrivere, però, è tutta un’altra storia: il tema è ormai nelle mie mani, e mi lascio trasportare dall’emozione. Scrivo tutto di seguito, quasi di getto, e al termine di ogni paragrafo torno indietro rileggendo il testo, come fossi un’altra persona armata di penna rossa. I segreti del mestiere, però, non si possono svelare tutti…

E’ già al lavoro su un nuovo libro dopo ‘L’acqua è blu ma non a scuola’?

Sono particolarmente contento e orgoglioso del libro appena pubblicato, con una veste completamente nuova, dalla Vertigo Edizioni. E sempre con tale casa editrice è in campo la lavorazione al mio secondo saggio, di cui ancora preferisco non anticipare troppo. Sarà un testo che ritengo ancora più incisivo e rilevante, perché presenterà una innovazione del tutto inaspettata nel campo della divulgazione. Grazie allo studio di quasi 500 documenti, dove l’Italia svolgerà il ruolo di assoluta protagonista, si arriverà alla codifica teorica di nuove proposte utilizzabili da chi è impegnato nella mediazione culturale a tutto tondo. Sarà un modo per progettare il futuro della nostra società – la società della conoscenza? – guardando verso il nostro passato più remoto. Ma sarà anche un test che effettueremo per mettere alla prova i reali o sedicenti divulgatori presenti oggi nelle differenti generazioni di media. Un’opera monumentale, specchio della mia imperitura e imprescindibile sete di conoscenza, che porterà in esclusiva il pubblico lettore, tra le altre cose, nel dietro le quinte della più famosa e riconosciuta rivista italiana che da decenni avvicina chiunque, senza distinzioni di età o grado di scolarizzazione, alla Storia, alla scienza e all’archeologia.

Noi di Vertigo Edizioni ringraziamo ancora Ivan Fiorillo per averci dedicato il suo tempo e gli auguriamo di ottenere il riscontro che merita per il suo libro.

domenica 25 ottobre 2020

Onu: tra diritti umani e fake news






Le notizie false, completamente o in parte inventate, non sono tutte uguali. Alcune sono frutto della fantasia, altre un astuto miscuglio di elementi reali e menzogne create ad arte: le più insidiose.

Il voto di rinnovo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha fatto molto parlare di sé, tuttavia l’espressione dei propri personali punti di vista non giustifica l’affermazione di avvenimenti o condizioni prive di riscontri o verifiche. Il Giornale ha pubblicato la notizia il 14 ottobre, “Ai diritti umani l'Onu vota Cina Cuba e Russia”, alternando dati accertati con pure speculazioni. Già la prima frase, “Se sbatti in galera gli studenti di Hong Kong che chiedono libertà e vera democrazia, avveleni gli oppositori, tagli a pezzi un giornalista scomodo e trasformi una rivoluzione in dittatura”, contiene tre affermazioni non verificate. Il riferimento del primo pensiero è alla Cina, accusata di reprimere le “manifestazioni pro democrazia”: si tratta di una visione faziosa, difendibile, che non tiene in considerazione la posizione governativa cinese, contraria al sostegno degli Stati Uniti nei confronti delle proteste - tale appoggio finanziario è riconosciuto unanimemente - . Da un lato, uno Stato che tenta di sedare contestazioni atte a modificare la costituzione nazionale; dall’altro, uno Stato estero che le appoggia economicamente. Il secondo inciso ha invece come bersaglio la Russia, in merito alla quale si parla dei “troppi avvelenamenti, come quello che ha mezzo ammazzato l'oppositore Alexei Navalny”; un oppositore che però non ha alcun peso in Russia ed è praticamente sconosciuto, oltre a essere fortemente legato agli Stati Uniti. Mai sono state fornite prove in grado di dimostrare le accuse di avvelenamento, neppure in questo caso. Ma la terza perla è riservata all’isola ribelle, Cuba, trasformata in “dittatura a conduzione familiare”: si è di fronte, stavolta, a una visione eurocentrica e filoccidentale che prescinde dalla complessità della questione - né tutto il popolo cubano disprezza il governo, né è adeguato trasferire le nostre categorie concettuali a una società differente - . Su Cina e Russia l’articolo continua poi con altre due inesattezze. Si sostiene che la minoranza musulmana degli uiguri venga “«rieducata» dai mandarini comunisti con metodi da lager”, ma non sono disponibili argomenti definitivi né a sostegno né in contrasto con tale credenza. A Putin, d’altro canto, si addossa la colpa di appoggiare Lukashenko, “l'ultimo dinosauro dell'era sovietica in Europa”, non rimembrando il supporto statunitense alle attuali proteste, con ingentissime quantità di denaro investite in progetti interni alla Bielorussia. Uno Stato è dunque autorizzato a fare ingerenza, mentre un altro no?

Notizie, editoriali e commenti non necessariamente devono privarsi dei pareri personali di chi scrive, ma la deontologia e il rispetto del pubblico impongono la chiara separazione tra fatti verificati e opinioni discutibili.