giovedì 24 aprile 2025

Nicotera meta turistica nazionale, un rilancio esemplare che sa di riscatto

Non ci avrebbe scommesso nessuno, e invece la buona volontà dei giovani ha fatto la differenza


Quali sono le prime caratteristiche a venirci in mente quando pensiamo a una località turistica? Sole, natura e mare non sono sufficienti: l’ospitale accoglienza del visitatore ne prescinde, essendo possibile persino in loro assenza. Da sondaggi e statistiche si evince che l’apprezzamento della vacanza è dato in misura maggiore dalle infrastrutture che regalano un soggiorno sereno e dalla benevolenza della comunità.

Il caso di Nicotera, “patria della Dieta Mediterranea”, è il più indicativo della nostra terra. Studiare la sua evoluzione ci aiuta a considerare quanto la volontà politica sia decisiva nel lanciare un piccolo paese collinare agli onori del turismo. All’indotto monetario da esso ricavato dobbiamo ascrivere lo sviluppo delle condizioni economico-sociali ivi esperite, una crescita che significativamente si registra da una manciata di tempo. L’indomani del secondo dopoguerra, èra di fiero riscatto e ricostruzione generalizzata, non fu particolarmente roseo per Nicotera. Le Amministrazioni succedutesi negli anni Sessanta non seppero rispondere con adeguatezza agli atavici problemi costituiti da strade dissestate ed edificazioni incontrollate, comuni per la verità a parecchi altri centri dell’Italia almeno meridionale. Sì, i flussi di balneari non sono mai mancati, ma il malcontento per le disfunzioni del sistema infrastrutturale (diffuso nondimeno tra la popolazione residente) poteva benissimo tagliarsi con il coltello. A inizio anni Settanta si disponeva pure di appositi finanziamenti già all’uopo stanziati, tuttavia la gestione commissariale allora stabilita non si dimostrava attenta al compito. Con la mancanza di fognature presso la Marina dal 1947, alla città spettava un triste primato a livello italiano, anzi a volerlo dire un unicum senza rivali. Le principali questioni vertevano su due fronti: mobilità e costruzioni. Per un verso, le vie cittadine interne presentavano grosse buche orizzontali, oramai veterane in quanto scavate durante precedenti lavori per la rete idrica e lasciate lì a importunare veicoli e pedoni; la nuova bitumazione si fece attendere parecchio. Per un altro, più grave ancora era l’impasse del Piano di fabbricazione, documento che dopo ben sei anni dalla stesura (a opera della romana Organizzazione tecnico-edile) fu approvato dal commissario prefettizio, salvo poi scoprire che frattanto le zone previste come edificabili erano andate esaurendosi, non potendo di conseguenza rispettare la programmazione originale. Così altri quartieri sorgevano periodicamente privi di una razionale pianificazione e lottizzazione dei terreni, rendendo difficoltosa la garanzia di strade collaterali, impianti fognari e acqua potabile; mentre l’erezione di un numero spropositato di ville, con case e palazzi addossati l’uno sull’altro, stava via via obliterando il tipico panorama che si godeva da Viale Castello.

Da allora, e fanno fede i dati Istat, i passi compiuti sono da gigante, epperò tuttora non è consentito affermare che tutto vada per il meglio. Talvolta sono privati cittadini ad addossarsi l’onere di ravvivare le estati con iniziative ludiche, pronti a colmare le latitanze istituzionali, musei chiusi compresi. I servizi essenziali difettano in ogni angolatura da cui li si guardi, che siano il trasporto pubblico o i punti informativi o ancora la manutenzione degli spazi. Pur faticando ad attrarre visitatori non di provenienza strettamente limitrofa, Nicotera spicca comunque per qualità di eventi divenuti tradizionali. L’intero litorale è in strenua attesa, in questo 2025, del Festival dell’Ospitalità, pronto a spegnere dieci candeline. Una rassegna espressione dell’antico spirito accogliente oltremodo radicato nella Magna Grecia: l’ospitalità era per noi un valore sacerrimo. Nel 2015 un gruppo di giovani, tornando a casa da fuori regione, ideò un innovativo modello di sviluppo, mettendo a fuoco l’identità locale da testimoniare allo straniero. Ci fosse, una qualità più rappresentativa dell’accoglienza per la cultura nicoterese! Per il tramite del festival, gli organizzatori (Associazione Culturale Progetti Ospitali) sognano il suo estendimento a valore universale, pratica quotidiana in primis per l’industria del turismo. E qua, senza che te lo aspetti, si scopre un record speculare a quello infelice della Marina, alla stregua di un atto riparatorio: la manifestazione non ha eguali sul territorio nazionale, al punto che operatori d’ogni sorta hanno trovato nei giorni del festival un’occasione imperdibile per ritrovarsi e confrontarsi.

A Nicotera si sta tracciando la via del futuro, mostrando che non conta da dove si parte, bensì dove si vuole arrivare. La missione è “ospitare”, perché di ospitalità si può campare. Il festival ci ha insegnato che il vero turismo è di comunità, e le vere destinazioni turistiche (lèggi “ospitali”) sono quelle che trasformano il turista in compagno di strada.

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