martedì 27 agosto 2024

Incendio di cultura in una afosa domenica agostana: visita guidata di Titti Preta al museo

Domenica 1 settembre ultima possibilità per visitare gratis le mura, aperte fino al 30 settembre tutti i giorni


Ben quarantacinque biglietti staccati, al Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, per partecipare al tour gratuito organizzato dalla professoressa Maria Concetta Preta in occasione dell’iniziativa ‘Domenica al museo’, appuntamento promosso ogni prima domenica del mese dal Ministero della Cultura per favorire l’ingresso nei luoghi della cultura statali.

La passeggiata si è svolta il 4 agosto, giornata in cui il Castello svevo – in collaborazione con la Direzione regionale Musei Calabria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia e il Sistema museale nazionale coordinato dalla Direzione generale Musei – si è speso per la fruizione delle mura greche hipponiati da parte della cittadinanza vibonese, al grido di ‘Riscopriamo tutti insieme le mura greche di Hipponion’: due turni di visite guidate, anch’esse senza alcun costo.


In apertura la docente ha inaugurato la narrazione con la leggenda cinquecentesca dei Sette martiri di Monteleone e della conseguente vendetta operata dalla coraggiosa Diana Recco, gentildonna che reagì al dominio feudale coatto vendicando la Patria.


La vicenda storica documentata, quella della conquista tirannica condotta dai duchi Pignatelli, si legò alle rielaborazioni popolari che la gente comune principiò a trasferirsi oralmente di generazione in generazione, fittizie nella forma ma veritiere nel contenuto.

La scrittrice vibonese ne aveva tratto spunto per la stesura del romanzo mystery ‘L’ombra di Diana’, edito nel 2016, da cui di fronte al maniero ha recuperato il canto vernacolare ‘La ballata di Diana Recco’, da lei composto in un “dialetto neutro, specchio della saggezza popolare” e recitato con estro attoriale.


Il momento successivo è stato dedicato a un sopralluogo nei pressi del mosaico pavimentale degli amorini pescatori – epoca romana – , raffigurante l’attività della pesca nelle acque delle nostre coste e realizzato da artigiani – “anzi, veri e propri artisti ante litteram” – provenienti forse dall’Africa settentrionale, si immagina per una sala di rappresentanza.

Esattamente sui Romani, oltre che sullo splendore magnogreco, si è concentrata gran parte dell’esposizione nelle sale museali.

Vibo Valentia era un colonia latina che rientrava di diritto fra le tappe più rilevanti lungo la consolare Via Annia Popilia, la principale arteria stradale che attraversava l’attuale Calabria.

Testimone dei fatti è il cippo miliario di Sant’Onofrio, dalle caratteristiche record: è il solo della via in cui si trovava, uno dei più antichi risalenti all’Italia romana, uno dei pochi nello Stivale a essere coevo all’apertura di una strada romana e uno dei pochi antecedenti alla legge che regolamentò la positura di simili colonne lapidee a supporto di chi fosse in viaggio, la Lex Sempronia viaria.

Non da meno è il busto di Marco Vipsanio Agrippa, il vittorioso generale collaboratore del futuro princeps Ottaviano Augusto, che qua stanziò la propria flotta; la sua fattura è rara e di altissimo pregio.


E prima di recarsi in gruppo alle mura, illustrate dall’archeologo Manuel Zinnà, Titti Preta ha accompagnato la folta comitiva a godere i reperti della mostra ‘I prati di Kore. Storie di antiche donne “vibonesi”’, soffermandosi sull’Artemide dell’ingresso, sul mito di Demetra e Kore-Persefone, sulla presunta Messalina – o Quinta Staia, a sentire la studiosa pisana Lucia Faedo – e sulla serie monetale della sfuggente Pàndina.


Colleghe e colleghi, lettrici e lettori, alunne e alunni sono stati radunati dalla divulgatrice locale per sfidare la calura estiva con la consolazione della conoscenza. Consistente e non trascurabile il numero di giovani. Per un ragazzo di appena dodici anni, “la miglior giornata di tutta l’estate!”.

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